Questo farmaco si chiamava teriaca e veniva prodotto soltanto alcune volte durante l’anno. Questo rito avveniva in pubblica piazza: davanti ad alcune spezierie di Venezia venivano messi dei grandi mortai di bronzo -quelli che hanno lasciato il segno, è proprio il caso di dirlo!- in cui si mescolavano insieme i 64 ingredienti che servivano a produrre la teriaca, ingredienti che prima venivano esposti al grande pubblico.
Sulla discutibilità del farmaco se ne potrebbe parlare per giorni, visti alcuni degli ingredienti utilizzati (alcuni esempi: polvere di testicolo essiccato di cervo, polvere di vipera, oppio, polvere del corno di liocorno), io vorrei soffermarmi invece sulle testimonianze ancora visibili oggi a Venezia. Vi riporto di seguito quelle di mia conoscenza:
- in campo Santo Stefano, poco distante dall’imboccatura di calle dello Spezier, si possono osservare sul selciato dei cerchi circolari lasciati dai mortai in bronzo (uno è quello della foto in alto) – link a Google Maps;
- nel sestiere di Cannareggio, per terra davanti alla farmacia Alle Due Colonne, si nota un buco all’interno del quale veniva inserito il mortaio in bronzo. Da notare anche l’insegna della farmacia, con chiari riferimenti alla teriaca – link a Google Maps;
- ai piedi del ponte di Rialto, in salizada Pio X sul lato di San Bartolomeo, si trova l’insegna dell’antica spezieria Alla Testa d’Oro (piuttosto riconoscibile: si tratta di una testa dorata, alzate un po’ lo sguardo perché nella confusione tra bancarelle e passanti non si nota subito): dietro ad essa, una scritta narra della teriaca – link di approfondimento – link a Google Maps.
Vi invito ad andare a cercare per le calli di Venezia queste testimonianze del glorioso passato “farmaceutico” della Serenissima. E se doveste trovarne altre… vi chiedo la cortesia di segnalarmele.
Prima di salutarvi una curiosità: quando questo sedicente farmaco smise di aver successo come tale (chissà come mai…), la ditta Branca, almeno fino al 1917, utilizzò la ricetta originale della teriaca veneziana per produrre il suo celebre Fernet. Speriamo solo abbia tralasciato qualche ingrediente…
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L'impronta su un "masegno" in ruga Vecchia San Giovanni indica ancora oggi il punto dove era collocato il mortaio durante la lavorazione della teriaca.
In ruga Vecchia San Giovanni c'e' un'impronta su un "masegno" che indica il punto dove era collocato il mortaio durante la lavorazione della teriaca.
Grazie del contributo Luci! La prossima volta che passo per Venezia, andrò a vedere!
Molto interessante lo studio del percorso della Teriaca fino ai nostri gg. Ero ragazzo e a casa mia si prendeva un bicchierino di Fernet per tirarsi su. Ora sono medico pensionato e mi ritrovo a rigirare queste pagine di storia della medicina e della Farmacologia. Vi chiedo se per caso avete pubblicato un libro, un trattato, o altri articoli sulla storia e le virtù della teriaca. Sarei interessato a ricevere questo materiale per una ricerca storica. Vi ringrazio in anticipo per la risposta.
Prof. Daniele Bordin
Buongiorno Daniele,
grazie per il suo commento (ho eliminato l'indirizzo che aveva inserito, per evitare che lo vedessero tutti).
Mi dispiace ma non ho pubblicato altro sulla teriaca se non questo articolo che ha letto. Al suo interno però trova dei link di altri siti di approfondimento.
Grazie e buona giornata
Silvia
Grazie. Stavo vedendo il film Veneziafrenia, dove nominano la teriaca ed io volevo sapere se fosse vero o inventato. Adesso so che esisteva davvero questa bevanda nell’antichità
Grazie per il commento Federico!
Buona giornata e buon weekend,
Silvia
Gli interessati a sapere di piu' sulla Teriaca, possono consultare i lavori di Barbara Di Gennaro Splendore, che ha scritto la sua PhD dissertation sulla Teriaca e pubblicato vari articoli su questo argomento:
https://elischolar.library.yale.edu/gsas_dissertations/323/
Inoltre:
https://brill.com/view/journals/nun/36/2/article-p431_8.xml
Grazie per questi informazioni interessantissimi.Sono utilissimi.La teriaca Veneziana si trova pure nella medicina ..Picolo Amaro Swedese.Io lo uso e mi trovo benissimo.
Felice di sapere che ti sia piaciuto il mio articolo, Fatmir! :)
Buona giornata,
Silvia