A prescindere dalla nostra provenienza geografica, del Resegone ne abbiamo sentito parlare tutti. Merito di Alessandro Manzoni, che all’inizio della sua più celebre opera lo ha descritto in questo modo: dai molti suoi cocuzzoli in fila, che in vero lo fanno somigliare a una sega. E se non avete letto proprio tutti I Promessi Sposi (era chiaro che stavo parlando di quest’opera, vero?), almeno fino a questo passo ci siete senz’altro arrivati.
Per quanto mi riguarda è dalle scuole superiori, quando la prof. di italiano si soffermava sulla descrizione del Resegone fatta dal Manzoni, che penso che prima o poi sarei salita su questo monte dall’aspetto curioso. Ce ne ho messo di anni per realizzare questa impresa ma, alla fine, ce l’ho fatta! La voglia mi è tornata (che poi non se ne era mai andata, ma stava soltanto decantando da qualche parte dentro di me) dopo essere salita sul dirimpettaio Monte Barro, da cui si vede il profilo seghettato del Resegone svettare imponente sopra la città di Lecco e non si può non provare il desiderio di salirci. 🙂
E, dopo la prima ascesa, sono tornata altre volte sul Resegone perché la vista da lassù crea dipendenza. Inoltre l’escursione è piuttosto facile da organizzare da Milano anche all’ultimo minuto e alcuni sentieri non sono troppo impegnativi. La vista in vetta è qualcosa di meraviglioso, vale tutta la fatica per arrivare fin su. Si vede da Lecco al Monte Rosa, con tanti laghi nel mezzo. La foto in fondo all’articolo parla da sola… ed è stata scattata in un giorno in cui c’era un po’ di foschia. Pensate nelle giornate super terse…
La punta più alta della sega è Punta Cermenati a 1875 metri slm che corrisponde solitamente al punto di arrivo di chi si fa trekking sul Resegone (anche perché poco sotto c’è il rifugio Azzoni in cui poter mangiare e volendo anche dormire). Ma è doveroso aggiungere che si possono fare un sacco di altri sentieri, più o meno impegnativi, senza arrivare a Punta Cermenati.
Cominciamo dall’aspetto pratico: come arrivare all’inizio dei sentieri se non si ha la macchina. Perché se ce l’avete basta che impostate il navigatore, non serve che vi dica io come fare. 😉
Da Milano, come prima cosa, bisogna prendere un treno per Lecco (sono piuttosto frequenti, ci mettono ~1 ora e costano sui 5€ solo andata).
Arrivati in stazione a Lecco acquistate all’edicola un biglietto per il bus (1,30€) e recatevi o poco fuori dalla stazione o in piazza Mazzini a 5/6 minuti a piedi per prendere l’autobus n. 5 in direzione Funivia. Qui si legge che il biglietto si può fare anche a bordo con una piccola maggiorazione, ma non ne ho esperienza diretta. NB controllate gli orari aggiornati sul sito ufficiale di Linee Lecco perché gli autobus non sono frequentissimi, soprattutto in alcuni periodi dell’anno e assicuratevi di non arrivare all’inizio del sentiero, quindi alla funivia, oltre le 10:30 del mattino, soprattutto se non intendete prendere la funivia. Il bus in 25 minuti circa vi porta fino alla stazione della funivia dove dovete decidere come proseguire: se prendere la funivia per essere recapitati in direttissima ai piani d’Erna oppure farvela tutta a piedi.
Per chi decidesse di prendere la funivia, ecco qualche informazione di massima (vi rimando al sito ufficiale per dettagli più precisi):
- la funivia è aperta tutti i giorni, tutto l’anno dal mattino alla sera con pausa all’ora di pranzo nei giorni feriali;
- le corse partono con un minimo di 5 persone ogni 15 o 30 minuti (dipende dal giorno);
- la corsa in funivia dura 10 minuti scarsi;
- il biglietto di a/r costa 10,50€ o 11,50€ – dipende dalla stagione e dal giorno della settimana -, solo andata 7€.
L’opzione funivia permette di risparmiare un’ora di cammino o poco più e un bel po’ di dislivello (i Piani d’Erna sono poco oltre i 1300 metri slm).
I camminatori “integrali” devono invece imboccare il sentiero 1 sulla destra della funivia (c’è un grosso cartello giallo che indica tutti i sentieri). La prima tappa è il rifugio Stoppani, che si raggiunge facilmente in ~ 45/50 minuti ed è alla portata di tutti. È dal rifugio Stoppani che la faccenda si fa un po’ più “challenging“. Le indicazioni da seguire sono sempre quelle del sentiero 1 che è anche il sentiero più classico per salire in vetta.
Va detto che la segnaletica non è proprio il massimo (leggi: migliorabile) e una volta la sottoscritta è riuscita ad allungare di un bel po’ proprio perché a un bivio cruciale dietro il rifugio Stoppani il cartello con le indicazioni non era molto visibile. Poco male, perché la variante che ho fatto è stata molto carina e in quell’occasione mi ha permesso di fare due percorsi diversi per salire e scendere.
In totale, dal rifugio Stoppani al rifugio Azzoni ci vuole un’ora seguendo il sentiero 1. Non me la sento di dire che sia un sentiero difficilissimo ma va detto (e ridetto) che in alcuni passaggi c’è un po’ da arrampicarsi. E il livello di attenzione va tenuto sempre molto alto.
Come dicevo, non c’è solo il sentiero 1 per arrivare a Punta Cermenati, ma ce ne sono diversi altri con le loro varianti.
I camminatori esperti ed attrezzati possono fare il Canale di Bobbio (10) dai Piani d’Erna, che è rappresenta la via più breve per arrivare in vetta anche perché piuttosto ripida nonché esposta (astenersi chi soffre di vertigini e chi non è adeguatamente attrezzato).
Invece la combinazione 7 + 17, in partenza dai Piani d’Erna e che transita dal passo del Giuff, rappresenta un sentiero facile per arrivare in vetta: è più lungo degli altri e per questo il dislivello si sente meno perché sale gradualmente. In estate è più fresco perché si svolge quasi completamente nel bosco, in inverno è quello meno impegnativo e fattibile da quasi tutti. Questo approccio è “da dietro” ossia dal versante di Morterone.
Al rifugio Azzoni, se aperto (15/06 > 15/09 e 26/12 > 6/01 tutti i giorni – aprile>novembre sabato, domenica, mercoledì – solo sabato e domenica il resto dell’anno), si può anche mangiare qualcosa se non vi siete portati il pranzo al sacco. I prezzi sono abbordabili e il cibo non male. Volendo, in alcuni periodi dell’anno, si può anche pernottare all’Azzoni per poi godersi lo spettacolo dell’alba da lassù ma è caldamente consigliato prenotare con un bel po’ di anticipo perché ci sono soltanto 18 posti letto!
Prima di partire per l’escursione, suggerisco di dare sempre un’occhiata al sito ufficiale del rifugio Azzoni per avere più informazioni sull’apertura dello stesso e, soprattutto in inverno, sullo stato dei sentieri.
In vetta, se c’è il sole e non troppo vento, si sta benissimo ma ricordatevi di non scendere troppo tardi perché la strada per tornare alla base è lunga, la funivia (se intendete prenderla), a una certa ora chiude e di bus per tornare a Lecco dalla partenza della funivia non ce ne sono molti (ricordatevi di controllare gli orari!).
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NB Questo post è stato scritto in origine nell’ottobre del 2018, per poi essere successivamente aggiornato e ripubblicato.
Fantastico finalmente ho trovato delle indicazioni per quelli come me senza l’auto. Penso che nei prossimi giorni vado a farlo
Ciao Maria,
son molto contenta che le mie indicazioni ti siano utiili! 🙂
Purtroppo si dà spesso per scontato che tutti abbiano una macchina, quindi chi non ce l’ha (o non la vuole usare) rimane un po’ penalizzato.
Comunque il Resegone è un’escursione bellissima. ♥ Mi raccomando, tornoa a farmi sapere com’è andata! Se il tempo regge io vorrei tornarci venerdì.
Grazie e buon pomeriggio,
Silvia