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Palermo: 10 cose da non perdere (tra monumenti e cibo)

Solare, disordinata e colorita proprio come ti aspetti sia una città del sud, Palermo è un posto che ti entra violentemente nel cuore. La città vanta attrazioni sorprendentemente belle -non mi riferisco soltanto a quelle più note, ma anche a quelle un po’ meno mainstream come ad esempio la palazzina cinese- che, abbinate al folklore locale, al cibo ottimo e abbondante e ai prezzi mediamente più bassi rispetto ad altre città italiane, te la fa amare nel profondo. Poi ci sono quelli che non la capiscono (o non la vogliono capire), e quindi non riescono ad amarla. Eppure, la chiave di lettura è così semplice…
Di seguito vi propongo i miei posti e le mie esperienze preferite a Palermo, consapevole di tralasciare un sacco di cose, ma esigenze editoriali mi impediscono di stilare una lista più lunga, non me ne vogliate.

#1 – Rimanere a bocca aperta nella Cappella Palatina
Avete presente il detto “rimanere a bocca aperta”? Credo sia stato inventato da chi per primo ha avuto l’onore di vedere la Cappella Palatina di Palermo, rimanendo letteralmente col labbro inferiore distante chilometri da quello superiore. Perché non ci sono parole per descrivere tanta bellezza concentrata in uno spazio relativamente piccolo. Guy de Maupassant, quindi non uno qualsiasi che passava di lì, l’ha definita addirittura la chiesa più bella del mondo ed io non riesco a trovarmi in disaccordo perché raramente mi capita innamorarmi di una chiesa, ma qui è successo. In breve (potete poi approfondire qui) si tratta di un unico, mastodontico mosaico dorato dominato da un gigantesco Cristo Pantocratore abbinato a un raffinatissimo soffitto ligneo a muqarnas pieno di intarsi a nido d’ape e ad un pavimento marmoreo con pietre preziose. La Cappella Palatina nasce come luogo di culto voluto da Ruggero II d’Altavilla nel 1132 e alla sua realizzazione partecipano maestranze bizantine, musulmane e latine che insieme danno vita a un qualcosa di esasperatamente perfetto, dove nulla è lasciato al caso ma ha un significato. Si trova nel complesso del Palazzo dei Normanni. Da rimanere a bocca aperta, senza fiato, senza parole e chi più ne ha (di modi di dire), più ne metta.
Qui trovate orari e giorni di apertura della Cappella Palatina e prezzi dei biglietti.

#2 – Cercare la pace interiore a San Giovanni degli Eremiti
Il complesso di San Giovanni degli Eremiti è un’oasi di pace nella chiassosa Palermo: una chiesa sconsacrata e pressoché spoglia e un profumatissimo chiostro pieno di piante e fiori. L’edificio in sé, abbellito da cinque cupole rosse che si intravedono da diversi altri punti in città e che lo rendono un punto di riferimento, non rappresenta il pezzo forte del complesso. Il vero protagonista è il chiostro, verdissimo e pieno di piante che si intromettono tra arcate e capitelli. A parte quando arrivano le comitive, San Giovanni degli Eremiti è un luogo molto solitario, dove riuscirete a trovare la giusta dose di pace interiore. Salendo sul vicino campanile di San Giuseppe Cafasso, oltre ad avere una splendida vista sulla città, si può sbirciare dall’alto il complesso di San Giovanni con le sue cupole rosse che si abbinano così bene al verde del chiostro.
Il complesso è visitabile il lunedì, la domenica e i giorni festivi infrasettimanali dalle 9 alle 13:30, dal martedì al sabato dalle 9 alle 19. Il prezzo del biglietto intero è 6€.

#3 – Visitare una chiesa che non c’è
Altro posto che mi è rimasto nel cuore è la chiesa che non c’è di Santa Maria dello Spasimo, nella Kalsa, l’eletta, ossia il quartiere sorto durante la dominazione islamica dove dimoravano l’emiro ed i suoi ministri. Si tratta di una delle chiese più affascinanti della città, anche se di costruzione ne rimane ben poca: una navata a cielo aperto (il cui soffitto è crollato nel 700 e mai più ricostruito) e un abside poligonale. A completamento di ciò, un bel giardino. Recuperata negli anni ’90 dopo aver svolto le funzioni di ospizio e discarica (:-/), la chiesa di Santa Maria dello Spasimo è un luogo estremamente suggestivo, che ospita eventi di vario genere.
La storia della chiesa è legata al celebre dipinto di Raffaello Lo Spasimo di Sicilia e alle sue vicissitudini (venne dipinto a Roma e spedito via mare a Palermo. La nave naufragò e si perse tutto tranne il dipinto, imballato in una cassa, che la corrente trasportò fino a Genova), oggi conservato al Museo del Prado di Madrid.
La chiesa è visitabile gratuitamente tutti i giorni dalle 8 alle 11 e dalle 16:30 alle 18. Il giovedì è chiusa al mattino.

#4 – Passeggiare sui tetti della Cattedrale di Palermo

La Cattedrale di Palermo è una meraviglia architettonica, e questo è un dato di fatto. Spettacolare ed eccentrica all’esterno, opinabile all’interno (a me personalmente non ha fatto impazzire) ma pazzesca dall’alto! Da qualche anno a questa parte, infatti, è possibile salire sui tetti della Cattedrale tramite un’angusta scala posta all’interno dell’edificio: un’esperienza unica che permette non solo di godere di una vista superlativa su tutta la città, ma anche di ammirare da un’angolazione differente la stranezza architettonica della cattedrale stessa.
La visita ai tetti della Cattedrale, possibile anche in orario serale, costa 5€. Maggiori informazioni sul sito ufficiale.

#5 – Cercare la cupola colorata tra la confusione del mercato di Ballarò
Sulle colorate e chiassose bancarelle del mercato di Ballarò svetta la mole della Chiesa del Carmine Maggiore. L’imponente edificio si trova nella piazza omonima -si fa fatica a trovare l’ingresso essendo coperto per buona parte del giorno dai banchi del mercato- e il pezzo forte è rappresentato dall’enorme cupola (aggiunta nel 1680) ricoperta di maioliche policrome, i cui colori richiamano lo stile arabo. Il tamburo (ossia la base che sorregge la cupola) è ricco di decorazioni: 4 finestre, ornate di putti, vasi e fiori in stucco, sono intervallate da coppie di colonne scanalate all’interno delle quali sono raffigurati quattro enormi telamoni nell’atto di sostenere la cupola medesima. Nel contesto disordinato del mercato e del quartiere un po’ decadente, la cupola della Chiesa del Carmine rappresenta una sorta di faro che permette di non perdere l’orientamento.

#6 – Spingersi “oltre” con lo street food palermitano

Una cosa che deve essere ben chiara a chi si avventura in quel di Palermo è che non deve sottovalutare il cibo da strada, quello potente intendo. Sarebbe da ingenui pensare di potersela cavare ingozzandosi di arancine (mi raccomando, qui sono femmine, cambiano sesso a Catania) piuttosto che di pane e panelle: se volete fare un’esperienza 100% palermitana dovete mettere da parte pregiudizi e schizzinoserie varie e osare. Interiora, frattaglie, budella: queste sono le parole chiave su cui ruota lo street food di Palermo, quello duro e puro, adatto solo a stomaci forti. Pani câ meusa, frittole, stigghiole e l’introvabile quarume: se non li provate tutti, non siete titolati a bullarvi con amici e parenti di aver fatto la vera esperienza gastronomica palermitana. E non accampate scuse digestive: a sistemare tutto ci pensa poi un autista 😉
Un approfondimento sul cibo da strada palermitano (e sull’autista) lo trovate qui.

#7 – Riconoscere i re nei Quattro Canti

L’ombelico di Palermo è rappresentato da piazza Villena, meglio conosciuta come Quattro Canti, punto di intersezione tra le due vie più importanti della città, via Maqueda e Via Vittorio Emanuele. I Quattro Canti propriamente detti sono i quattro splendidi palazzi con facciate concave realizzati tra il 1609 e il 1620, ognuno a un lato dell’incrocio. E se a una prima, distratta, vista i palazzi possono sembrare un copia/incolla uno dell’altro, osservandoli più attentamente si nota che solo la struttura di base è la stessa, ma che il tripudio decorativo di ognuno di essi fa storia a sé. Ogni facciata è ripartita in questo modo:
– nel basamento si trova una fontana che rappresenta uno dei 4 fiumi della città antica (Oreto, Kemonia, Pannaria, Papireto);
– al primo piano (con colonne con capitelli dorici) si trova un’allegoria di una stagione;
– al secondo piano (con colonne con capitelli ionici) si trova la statua di un re spagnolo (Carlo V, Filippo II, Filippo III, Filippo IV);
– all’ultimo piano si trova la statua di una santa palermitana (Agata, Ninfa, Oliva, Cristina)
Insomma, c’è da divertirsi un sacco a trovare la giusta collocazione a re, sante, stagioni e fiumi 🙂

#8 – Rimanere senza parole entrando in una chiesa apparentemente anonima
L’apparenza inganna anche in fatto di chiese. Se dall’esterno San Giuseppe dei Teatini non ispira particolare fiducia, una volta entrati cambierete immediatamente idea, trovandovi davanti a quella che forse può essere definita come la più esuberante chiesa palermitana (il che è tutto un dire – la concorrenza in città è agguerrita): un tripudio di decori, stucchi, bassorilievi, affreschi e intarsi che riempiono gli occhi. Il Barocco qui dà il bianco e lo spettatore si trova in difficoltà sullo scegliere dove guardare, con tutta questa abbondanza. Una chiesa che passa troppo inosservata e che rischia di non essere visitata -io ammetto di esserci finita perché stavo cercando riparo dalla pioggia-, eclissata dai vicini Quattro Canti, in particolare dal cantone sud (quello della Primavera, di Carlo V e di Santa Cristina), la cui facciata convive nel fianco della chiesa. Dando a San Giuseppe dei Teatini l’importanza che si merita si noterà anche l’importante cupola policroma e lo scenografico campanile decorato da colonne tortili.
Il fatto che l’ingresso in chiesa sia gratuito la rende ancora più interessante.

#9 – Visitare le carceri della Santa Inquisizione

Dal XV al XVII secolo la Sicilia faceva parte dell’Impero Spagnolo e anche sull’isola approdò la Santa Inquisizione, gestita da inquisitori arrivati direttamente dalla Spagna.
Palazzo Chiaramonte-Steri a Palermo, è stato palcoscenico di interrogatori, torture e uccisioni di uomini e donne inquisiti per quasi tre secoli e le sue prigioni hanno reso possibile documentare tutto questo grazie ai numerosi graffiti dei carcerati, visibili ancora oggi. È molto affascinante visitare le celle del palazzo per poter ammirare questi graffiti che hanno (più o meno) permesso di ricostruire le loro storie dei carcerati e di fantasticare sul significato di questi messaggi lasciati 4 secoli fa.
La visita non si può fare in autonomia, ma deve  necessariamente prevedere una guida. I tour guidati durano circa un’ora e trenta minuti, costano 8€ e comprendono anche una tappa ad ammirare il celebre dipinto di Renato Guttuso “Vucciria”, ospitato proprio nel palazzo. Qui più informazioni.

#10 – Cannoli e cassate come se non ci fosse un domani
Io che sono una golosa di professione, non posso che chiudere questa top 10 in dolcezza. E a Palermo ce n’è tanta: i dolci siciliani prendono molta ispirazione dalla cucina araba e questo li porta ad essere molto, molto dolci, tanto da risultare un po’ stucchevoli per alcuni. Non per me, ecco. Io morirei mangiando cannoli siciliani o cassate e non contemplo un viaggio in Sicilia senza un’abbuffata di tali leccornie. Per la prova costume c’è sempre tempo. La taglio corta e vi fornisco subito tre-indirizzi-tre per andare sul sicuro (serve che decanti pure io la bontà di cassate e cannoli? L’Internet ne ha davvero bisogno? Naaaa): Antico Caffé Spinnato, elegante e centralissimo; Pasticceria Cappello, dove vi consiglio di farvi anche una fetta di Setteveli e Pasticceria Costa, un po’ fuori dal centro ma vale assolutamente il viaggio.

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