Torino è come New York ma non lo sa. Qualcuno glielo deve dire. Da fan sfegatata della città sabauda sto forse esagerando un po’ ma, credetemi, le due metropoli hanno qualcosa in comune che nemmeno ve lo immaginate. E non sto parlando delle piante delle città per alcuni versi molto simili (ossia composte da un reticolo più o meno regolare di vie che si intersecano tra di loro formando tanti isolati, o blocks, della stessa grandezza). C’è un palazzo simbolo della Grande Mela che altro non è che la copia d’oltreoceano di un’attrazione torinese. Flatiron Building versus Casa Scaccabarozzi, Ferro da Stiro versus Fetta di Polenta. Che la sfida, a colpi di palazzi più stretti, abbia inizio!
Tutti parlano del Flatiron Building aka Ferro da stiro (all’anagrafe il nome è Fuller Building), un elegantissimo edificio nel centro di New York proprio a ridosso di Madison Square Park, all’incrocio tra la 23ma strada e la 5a avenue. 22 piani di palazzo ripartiti in 86,9 metri fanno del Flatiron Building una delle icone di New York, tappa obbligata per ogni turista che si rispetti. Dal 1902, e per qualche anno, il nostro è stato l’edificio più alto di New York: primato che ha perso in fretta e che oggi sembra lontano anni luce (vogliamo parlare dei 381 metri dell’Empire State Building??). Non so se avete fatto caso alla forma curiosa di questo palazzo (soprannominato Ferro da stiro mica per niente): un triangolo la cui punta misura solo 2 metri. A questo punto la domanda sorge spontanea: come ha fatto (e come fa) a reggersi in piedi? Forse per le solide fondamenta, che arrivano fino a 6 metri sotto terra. Forse perché tutto intorno son stati creati tanti altri edifici da diminuire l’impatto del “tunnel del vento” che si formava proprio nel punto di intersezione tra Broadway e la 5a strada e che minacciava seriamente di buttare giù l’edificio. Forse perché il destino ha semplicemente voluto così.
Stessa identica domanda se la sono fatta i torinesi un po’ di anni prima (per l’esattezza nel 1881) rimanendo molto perplessi davanti al completamento del 9 ed ultimo piano di Casa Scaccabarozzi o Fetta di Polenta. Come per il Flatiron Building ci troviamo davanti ad un edificio a forma più o meno triangolare, con un lato che misura 54 centimetri (!). La Fetta di Polenta è alta “soltanto” 24 metri: capite bene che i torinesi avevano tutti i motivi di essere preoccupati per un ipotetico crollo! Nonostante le gufate, Casa Scaccabarozzi non solo non ha mai tentennato, ma si è anche rivelata più resistente di altri edifici limitrofi crollati in seguito a esplosioni, terremoti e bombardamenti. Anche in questo caso la longevità dell’edificio è da attribuire alle solide fondamenta: 2 dei 9 piani sono sotterranei. Standing ovation quindi all’architetto Alessandro Antonelli (lo stesso che ha progettato la Mole Antonelliana) che, per testardaggine e per scommessa, ha portato avanti questo bizzarro progetto.
Facendo un grossolano calcolo, e sperando che nessun matematico o architetto legga questo post per smentire la mia tesi e farmi fare una figuraccia, l’Antonelli a suo modo è stato più audace di chi ha progettato il Flatiron Building (tali Daniel Burnham e Frederick P. Dinkelberg): un lato di 54 cm per un edificio di 24 metri è più azzardato di un lato di 2 metri per un edificio di poco meno di 87 metri. Ho fatto semplicemente una proporzione, non tenendo conto di molti altri fattori di cui probabilmente ignoro l’esistenza. Scappo comunque in Messico prima di essere linciata in pubblica piazza.
Anche se il Flatiron è molto più elegante e maestoso della Fetta di Polenta, trovo molto più affascinante la storia di quest’ultimo edificio (che potete approfondire qui) ed ho una forte predisposizione a tifare proprio per la creatura dell’Antonelli. E voi?