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Museo Poldi Pezzoli a Milano, la casa museo che tutti dovremmo visitare


Il Museo Poldi Pezzoli di Milano è un museo che dovrebbero visitare tutti: sia i turisti di passaggio in città che chi a Milano ci vive. Anzi son proprio gli abitanti di Milano -milanesi veri, presunti o acquisiti- che non dovrebbero omettere la visita di questa casa museo che, oltre a ospitare grandi opere d’arte, racconta la storia di un nobile milanese, Gian Giacomo Poldi Pezzoli, personaggio molto curioso e interessante vissuto durante la nascita del Regno d’Italia e convinto che proprio l’arte fosse il punto di partenza e il collante di una nuova identità nazionale. È così grazie alla sua passione per il bello, nonché alla sua generosità, che la città di Milano oggi può vantare questo museo sui generis molto stimolante.

È un museo che non stufa per diversi motivi:

  • non è immenso (non prendetemi per ignorante, ma nei musei grossi, per quanto belli e interessanti, la soglia di attenzione dopo un po’ cala drasticamente);
  • è molto vario – al suo interno si possono ammirare non solo dipinti ma anche armi antiche, arredi, orologi, porcellane e altro ancora;
  • essendo ospitato in quella che effettivamente è stata la dimora di Gian Giacomo Poldi Pezzoli e della sua famiglia, gli spazi espositivi sono essi stessi parte integrante del percorso museale e non sono quelli tutti uguali dei musei “normali”.

Bene, dopo questa premessa, siete pronti a scoprire con me casa Poldi Pezzoli?

Chi era Gian Giacomo Poldi Pezzoli
Il museo
Informazioni pratiche

Chi era Gian Giacomo Poldi Pezzoli

Gian Giacomo Poldi Pezzoli, Giacomo e basta per gli amici, nacque a Milano nel 1822 in una famiglia benestante. Il padre, un ricco possidente, morì quando lui aveva soltanto 11 anni (aveva 32 anni in più della moglie o.O). Giacomo crebbe quindi con la madre Rosina Trivulzio la cui famiglia, una delle più nobili e ricche della città, gli trasmise un sacco di stimoli culturali e artistici, permettendogli di entrare in contatto con artisti e letterati di inizio Ottocento. È quindi facile capire quanto poco ci volle al giovane Giacomo per diventare non solo un amante dell’arte e del bello, ma anche un grande collezionista.

Giacomo visse proprio negli anni precedenti alla costituzione del Regno d’Italia ed avendo un grande sentimento patriottico non si limitò a guardare cosa stesse succedendo ma partecipò in prima persona, principalmente da un punto di vista economico elargendo delle sovvenzioni per i moti risorgimentali del 1848.
Il suo risentimento palese nei confronti degli austriaci lo pagò però a caro prezzo: oltre a un’onerosissima multa si trovò costretto a scappare da Milano. Nel suo esilio europeo, in cui viaggio in Svizzera, Francia e Inghilterra, ebbe però l’occasione di crescere ulteriormente da un punto di vista culturale e intellettuale.

E nel momento in cui mise nuovamente piede a Milano, obbligato a rimpatriare e a pagare una multa per prendere nuovamente il controllo dei suoi beni, iniziò a lavorare per realizzare il “suo” museo.
Cominciò col far costruire un nuovo palazzo vicino a quello che già possedeva, più grande e più bello di quest’ultimo, per ribadire che era tornato e che avrebbe portato avanti la sua missione: ricominciare dall’arte. In barba alla censura austriaca che non lo vedeva di buon occhio.

Appassionato d’arte, patriota ma anche donnaiolo. Giacomo non si sposò mai, ma ebbe numerose storielle con attrici e ballerine. Ed ebbe anche una storia segreta, forse nemmeno troppo, con Giuseppina Parravicini, moglie di secondo letto di Francesco Cavezzali. La figlia della coppia, Camilla Gabba Cavezzali -per la quale Giacomo nutriva un affetto sospetto e alla quale lasciò parte della sua eredità- fu probabilmente sua figlia illegittima.

Il museo

La casa museo Poldi Pezzoli si sviluppa su due piani, collegati da un’elegante scala di ingresso in marmo e ferro battuto introdotta da una scenografica fontana. Già da qui si capisce che si tratta di un posto pieno di sorprese.

La regia della casa museo venne affidata inizialmente a Giuseppe Bertini (che utilizzò come tirocinante un giovane Lodovico Pogliaghi, ai tempi suo allievo all’Accademia di Brera) per poi passare, alla sua morte nel 1898 all’architetto Camillo Boito già direttore dell’Accademia di Brera. Mentre il primo lavorò principalmente a incrementare la collezione, il secondo rese l’abitazione più museo e, quindi, le opere più accessibili al pubblico.

Da quando fu aperta al pubblico nel 1881 diventò da subito un modello di riferimento per altri collezionisti milanesi.

Durante la Seconda Guerra Mondiale, i bombardamenti aerei dell’agosto 1943 danneggiarono gravemente la casa museo. Fortunatamente le opere erano state portate in rifugi antiaerei, quindi si salvarono. Tuttavia la ricca decorazione delle stanze che contribuiva a rendere magica l’atmosfera di questo posto -ognuna era ispirata a uno stile del passato: Medioevo, Rinascimento, Barocco, Rococò-, andò distrutta. Soltanto lo Studiolo Dantesco rimase intaccato e ancora oggi lo possiamo ammirare nel suo originale splendore.

Il museo venne ricostruito a fine guerra e riaperto ufficialmente il 3 dicembre 1951. Gli ambienti distrutti furono riprodotti in maniera più o meno fedele, restituendo così a casa Poldi Pezzoli l’atmosfera originaria a cui Giacomo teneva tanto.

Oggi il museo, è al servizio della comunità come da volontà del suo padrone, e permette ai visitatori di ammirare opere di grandi maestri (qualche nome? Botticelli, Mantegna, Hayez, Bellini…) che convivono armonicamente con gli arredi della casa. Nelle sale si respira un’atmosfera del tutto particolare, un po’ diversa da quella dei musei “normali”.

Sono numerose le opere degne di nota all’interno del percorso espositivo, ma non ho né la possibilità né la capacità di parlarvi di tutte. Mi limito a farvi un breve elenco di quelle che mi hanno colpito di più:

  • Ritratto di giovane dama di Piero del Pollaiolo – È davvero bellissima, rimarrete minuti interi davanti a lei a osservarla. L’uso della luce è davvero magistrale.
    Oltre ad essere uno dei ritratti femminili più famosi del Rinascimento, è il simbolo del museo e questa “carica istituzionale” risale al 1958 quando il quadro fu scelto dal pubblico dello stesso museo dopo un sondaggio.
  • Pra della Valle in Padova del Canaletto
  • Madonna col Bambino e due angeli del Perugino – Di una bellezza super raffinata (guardate la grazia dei volti!)
  • L’autoritratto di Sofonisba Anguissola – Semplice ma molto curato nei dettagli, ricorda un po’ l’arte fiamminga
  • Allegoria della Vanità di Giulio Campi
  • La maga Circe del Grechetto

Ovviamente non sono rimasta indifferente all’interno del piccolo ma sorprendente Studiolo Dantesco che, come dicevo prima, è l’unica stanza della casa ancora originale perché non bombardata. E da sola secondo me vale il prezzo del biglietto.
Era lo studiolo privato di Giacomo ed è un piccolo scrigno di arte eclettica ispirato al Medioevo e a Dante, come d’altronde suggerisce il nome, che è raffigurato sia negli affreschi che nelle vetrate realizzati dal Bertini. Un capolavoro!
Cliccando qui potete vedere un breve video dello Studiolo: è amatoriale perché l’ho fatto io, ma rende l’idea dello sfarzo!


Informazioni pratiche

Dove si trova
Via Alessandro Manzoni, 12.
La fermata della metro più vicina è Montenapoleone, sulla linea gialla.

Giorni e orari di apertura
Il museo è aperto tutti i giorni tranne il martedì dalle ore 10 alle 18, l’ultimo ingresso è alle 17:30.
Il museo è chiuso nelle seguenti feste comandate: Capodanno, Pasqua, 25 aprile, 1° maggio, 15 agosto, 1° novembre, 8 dicembre e Natale.

Biglietti
Il prezzo del biglietto di ingresso è di 10€ (intero).

SITO UFFICIALE

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