Definire il Museo di Santa Giulia di Brescia un semplice museo è più che riduttivo. Perché non si tratta soltanto di un insieme di sale in cui sono esposte “cose” che narrano la lunga storia della città -stiamo parlando di 3000 anni, mica qualche mese-, ma di un complesso costruito attorno a un’area archeologica preesistente e ad antichi monasteri (Santa Giulia e San Salvatore), che sono stati inglobati e che si integrano alla perfezione nel circuito museale.
Lungo il percorso espositivo, in ordine cronologico a partire dalla Preistoria, si entra quindi all’interno sia di sale “ordinarie” del museo, dove sono esposti reperti, ritrovamenti e testimonianze delle varie epoche, sia di complessi monumentali che da soli potrebbero costituire un’attrazione a sé stante. Contate almeno un paio d’ore per visitarlo tutto perché, oltre ad essere immenso, ci sono troppe cose davanti alle quali vorrete soffermarvi!
Per parlare bene di tutto quello che trovate all’interno di questo super interessante complesso museale servirebbe tantissimo tempo e tantissimo inchiostro (vabbé in senso figurato, siamo nel 2019!). Io mi limito quindi a fare una mia personalissima top 5 con ciò che mi ha affascinato di più, così per darvi un’idea del tenore delle “cose” che si trovano nel museo. Perché se avete ancora un mezzo dubbio sul visitare o meno Santa Giulia durante una visita a Brescia (a proposito, avete visto il mio itinerario di un giorno in città?), dopo aver letto fino in fondo cambierete idea perché vi renderete conto che si tratta di un luogo davvero speciale.
Dopotutto l’Unesco ha pensato di includere il complesso nei Patrimoni dell’Umanità, tanto per ribadire la sua importanza storica e culturale.
Prima di partire con la mia classifica (che poi classifica non è: l’ordine è quello di apparizione nel percorso museale), fatemi fare una piccola premessa: non ho la presunzione né tanto meno l’intenzione di raccontarvi tutto lo scibile sulle opere che citerò. Vi racconto molto brevemente e senza troppe pretese qualcosina sulle opere che, ogni volta che torno a Santa Giulia, mi emozionano come se fosse la prima. Rimango sempre piacevolmente incantata davanti a così tanta bellezza.
#1 – La Vittoria Alata
È una scultura in bronzo del secondo quarto del I secolo d.C. raffigurante una figura femminile e realizzata fondendo tra loro 30 pezzi singoli e rifinita con molta precisione. È stata ritrovata presso il Capitolium ed è curioso che sia giunta fino ai giorni nostri poiché quando il Cristianesimo è diventato religione ufficiale dell’Impero, i simboli pagani son stati distrutti o fusi (a seconda del materiale). La nostra bella Vittoria Alata è stata però nascosta in un’intercapedine del tempio, così ha evitato di diventare uno scudo dopo la sua fusione. Oggi non solo è un simbolo del museo, ma della città di Brescia.
L’ultima volta che ho visitato il Mueso di Santa Giulia era gennaio 2019 e la Vittoria Alata era via per “rifarsi la carrozzeria” (ogni tanto ci vuole). Peccato, perché mi sarebbe piaciuto rivederla… e fotografarla. Ma tornerò, questo è sicuro, altrimenti questo post rimarrà per sempre senza una sua immagine.
Nell’attesa di tornare (come è tristemente noto, c’è stata una pandemia che ha bloccato tutto per parecchi mesi), ho appreso al telegiornale la notizia che la Vittoria Alata è tornata a Brescia a fine dicembre 2020, più bella che mai!
#2 Le domus romane
Nel complesso museale sono inglobate le Domus dell’Ortaglia, un gruppo di antiche case romane rinvenute negli orti (ortaglia) del monastero di Santa Giulia e che rappresentano uno dei complessi residenziali romani meglio conservati dell’Italia settentrionale. In pratica parte del museo di Santa Giulia è stato costruito intorno ai resti di queste case (altro che buco con la menta intorno, cit.), dando al visitatore una soluzione di continuità col resto del percorso espositivo.
In questo complesso residenziale si possono ammirare la Domus di Dioniso e la Domus delle fontane, entrambe in buono stato di conservazione.
#3 I mosaici romani
Rimanendo in tema case romane, poco oltre le domus un reparto del museo è dedicato alla pavimentazione a mosaico, piuttosto diffusa nella Brixia romana. Questo tipo di pavimenti erano onerosi da realizzare, sia in termini di soldi che di tempo, quindi dovevano durare per diverse generazioni: cambiava l’inquilino, ma non il pavimento.
Nel museo ci sono degli esempi di pavimenti a mosaico conservati fin troppo bene, anche se purtroppo non sempre permettono di vedere tutto il disegno originario. Chissà che meraviglia collocati nelle loro posizioni originali…
#4 Il coro delle monache
Da qui le monache benedettine hanno assistito, per secoli, alle funzioni religiose… senza però essere viste. È un ambiente di culto, costruito tra fine Quattrocento e inizio del Cinquecento come coro per San Salvatore, chiesa alla quale è collegato ma da dove si fa fatica a capire che c’è, se non se ne conosce l’esistenza. È una vera sorpresa, un qualcosa che non ti aspetti: non soltanto perché è un posto segreto che non si nota da subito, ma (o forse soprattutto) per i bellissimi affreschi che ricoprono completamente tutte le pareti e la volta.
Gli affreschi, opere di Floriano Ferramola e Paolo da Caylina il Giovane, sono stati restaurati di recente (il coro è stato restituito al pubblico nel 2002) e proprio per questo hanno dei bei colori accesi e d’impatto.
Questo piccolo scrigno è impreziosito da un raffinato monumento funebre in marmi vari e bronzo, il mausoleo Martinengo, e dal monumento funebre di Nicolò Orsini, in marmo di Botticino. Va però detto che gli affreschi son talmente coinvolgenti, che si notano appena le altre (poche) opere all’interno del coro.
#5 La Croce di Desiderio
Una delle ultime opere che si incontrano nel percorso museale, per concludere in bellezza, è la Croce di Re Desiderio gelosamente custodita in una teca nell’oratorio di Santa Maria in Solario, posta sotto una volta decorata da un cielo stellato. Ma a brillare non sono solo le stelle dipinte, è la croce stessa, letteralmente tempestata di pietre dure, gemme vitree, cammei e pietre incise su entrambi i lati. Un vero e proprio capolavoro che pare sia stato realizzato tra l’VIII e il IX secolo d.C.
La tradizione vuole che la croce, probabilmente di uso processionale, sia stata regalata al monastero dallo stesso Desiderio, re dei Longobardi e re d’Italia dal 757 al 774, anche se ci sono molti tra gli studiosi.
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Museo di Santa Giulia, informazioni pratiche
Biglietti 10€ (intero)
Indirizzo via Musei 81/b
Giorni e orari di apertura da martedì a venerdì dalle 9 alle 17; sabato dalle 10 alle 21; domenica e festivi dalle 10 alle 18. Lunedì chiuso.
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