A Montréal di cose da vedere ce ne sono parecchie ma il caso (o il nostro infallibile istinto) ha voluto che il primo giorno di perlustrazione della città finissimo al Parco Olimpico, posizionato nella zona est e nobilitato dalla presenza dello Stadio Olimpico e dell’annessa torre inclinata che da circa trent’anni rende inconfondibile lo skyline della metropoli canadese.
Se sfogliate qualsiasi guida turistica, o semplicemente Wikipedia, imparerete che la torre dello Stadio Olimpico, chiamata dai locali “La Tour de Montréal”, con i suoi 165 metri è la torre inclinata più alta del mondo, anche più della Torre di Pisa che si ferma a soli 57. E in effetti salirci in cima -perché ci si può salire con una ripida funicolare- ha un suo perché, soprattutto nelle giornate dal cielo terso (noi, per inciso, abbiamo beccato una giornata dai colori opachi).
Guardando però le foto dello stadio all’epoca delle Olimpiadi di Montréal ’76 di questa torre non troverete alcuna traccia, visto che pur facendo parte del progetto iniziale è stata completata soltanto nel 1987, ovvero 11 anni dopo la conclusione dei Giochi. Anche il tetto dell’impianto, che nelle intenzioni doveva essere pronto il giorno della cerimonia d’apertura, è stato consegnato con oltre un decennio di ritardo, portando gli organizzatori, dotati evidentemente di molta fantasia (oltre che di una buona dose di faccia di bronzo), a inventarsi la storiella di aver deliberatamente lasciato lo stadio aperto durante i Giochi per permettere agli dei dell’Olimpo di assistere alle gare…
Battute a parte, lo sanno anche i sassi che la costruzione dello Stadio Olimpico di Montréal è risultata particolarmente travagliata sia a livello di tempi che soprattutto di costi, venendo spesso additata come un pessimo esempio di gestione (a Roma la giunta a 5 Stelle ha spesso citato gli sprechi di Montréal per giustificare la rinuncia alle Olimpiadi 2026). Del resto i numeri parlano fin troppo chiaro: i costi iniziali prevedevano una spesa di 134 milioni di dollari canadesi, schizzati già a 264 quando la Regina Elisabetta II (tuttora formalmente il capo dello stato canadese) inaugurò solennemente i Giochi Olimpici 1976 in uno stadio neppure completato, per poi salire a 770 quando nell’87 furono ultimati la torre e il tetto e stimati definitivamente in 1,4 miliardi contando riparazioni, modifiche, interessi e inflazione.
Spese che i cittadini di Montréal si sono visti accollare fino all’ultimo cent sotto forma di una tassa speciale sui tabacchi (istituita appositamente per pagare l’enorme debito) estinta solo a fine 2006. Non a caso qualche buontempone ha sagacemente storpiato il soprannome ufficiale dello stadio, “The Big O” (“La grande O”, a causa della sua particolare forma), in “The Big Owe”, ovvero “Il grande debito”.
Tutto male, quindi? Non proprio. Certo, l’impianto è costato scandalosamente troppo e oggi risulta una sorta di “cattedrale nel deserto”, visto che ufficialmente non ci gioca nessuna squadra e sopravvive ospitando concerti, fiere, mostre e sporadici eventi sportivi, oltre che con le visite guidate al Parco Olimpico che comprende anche la piscina olimpionica e una piccola mostra permanente sui Giochi del 1976 e sullo sport canadese in generale (originariamente c’era pure il velodromo, convertito poi nel Biodôme). Al punto che ogni tanto spunta qualcuno che suggerisce di abbatterlo, senza sapere che un’operazione del genere costerebbe all’incirca 500 milioni di dollari canadesi…
Però, però, però… nonostante le tante contraddizioni lo Stadio Olimpico di Montréal possiede comunque un certo fascino e gli stessi cittadini montréalesi, malgrado l’obolo trentennale che hanno dovuto sborsare per pagarlo, ci sono molto affezionati. Specialmente perché grazie alle Olimpiadi del ’76 e precedentemente all’Expo del ’67, eventi fortemente voluti dall’allora sindaco Jean Drapeau (un uomo visionario che avrà pure commesso alcuni sbagli ma ha avuto il merito di pensare sempre in grande per la sua città), Montréal ha fatto il decisivo balzo da anonima e sonnacchiosa città del Québec a metropoli moderna e cosmopolita del Nord America, meta d’attrazione di investitori, studenti e turisti da ogni parte del mondo.
E poi ci piace pensare che senza lo Stadio Olimpico di Montréal non avremmo forse avuto quell’inestimabile capolavoro della musica che risponde al nome di The Wall, proprio il mitico album dei Pink Floyd. Fu infatti a causa di un paio di incresciosi episodi avvenuti in questo stadio durante l’ultima data dell’estenuante In the Flesh Tour del ’77, che Roger Waters maturò l’amara sensazione che tra la band e il pubblico si fosse alzato un “muro” (the Wall, appunto) di incomunicabilità, portandolo a concepire la semi-autobiografica storia della rockstar alienata (Pink) mirabilmente raccontata nel disco, nel tour e nel film omonimo.
Grazie quindi per esserci stato, costosissimo Stadio Olimpico di Montréal, e per esserci ancora.
Curiosità e qualche info pratica:
- Lo Stadio Olimpico di Montréal ha 56.040 posti ed è completamente coperto. Originariamente la copertura era retrattile, ora invece è fissa. In passato, a causa del peso della troppa neve, parte del tetto è crollato. Per fortuna erano le 3 del mattino e on c’era nessuno sotto.
- All’esterno dello stadio è posto un monumento dove sono incisi i nomi di tutti gli atleti che hanno partecipato alle Olimpiadi del 1976.
- Durante le gare di atletica dei Giochi Olimpici ’76 disputate nello stadio, sono stati battuti 8 record mondiali e 11 record olimpici, regalando agli sportivi di tutto il mondo imprese memorabili. Di particolare valore le doppiette nei 400 e negli 800 metri del cubano Alberto Juantorena, nei 5000 e nei 1000 del finlandese Lasse Viren (già riuscita 4 anni prima a Monaco) e negli 800 e 1500 metri della sovietica Tatjana Kazankina, il primo storico oro della leggenda dei 400 metri a ostacoli Edwin Moses e l’incredibile punteggio del decatleta americano Bruce Jenner (curiosità: oggi Bruce si chiama Caitlyn Jenner ed è una donna, ma questa è un’altra storia).
- Come detto, oggi lo Stadio Olimpico non ospita, se non occasionalmente, le partite di alcuna squadra. In passato è stato l’impianto ufficiale della squadra professionistica di baseball dei Montréal Expos, non più esistente dal 2005.
- Nel 1984 Papa Giovanni Paolo II, in visita pastorale in Canada, ha parlato nello Stadio Olimpico di Montréal davanti a 55 mila spettatori.
- Oltre al citato e famoso concerto dei Pink Floyd del 6 luglio 1977 (durante la visita guidata spiegano che quel giorno c’era gente arrampicata anche sul tetto delle tribune e perfino sui fari dell’illuminazione), di cui esiste un preziosissimo bootleg dal titolo “Who Was Trained Not To Spit on the Fan” che fa riferimento allo sputo che Roger Waters indirizzò verso uno spettatore molesto, lo Stadio Olimpico di Montréal nel corso della sua storia ha ospitato altri grandi concerti come quelli di Rolling Stones, U2, AC/DC, Metallica, Guns N’ Roses, Emerson, Lake and Palmer e, per altre due volte (nell’88 e nel ’94) degli stessi Pink Floyd, ma senza più Roger Waters.
- L’impianto è facilmente raggiungibile dal centro città con la linea verde della metro scendendo alla fermata Pie-IX che conduce direttamente all’interno dello stadio.
- Lo Stadio e il Parco Olimpico, comprese la torre inclinata e la mostra permanente, si possono visitare a pagamento, usufruendo anche di una visita guidata in francese e inglese. Per i dettagli su orari e tariffe vi rimandiamo al sito ufficiale.
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