Di seguito vi racconto il mio itinerario di una settimana tra Israele e territori palestinesi affinché possiate prenderlo come esempio per buttare giù il vostro.
Nota importante: dal venerdì pomeriggio e per tutta la giornata del sabato gli ebrei osservano lo Shabbat, ossia il giorno di riposo, e tutte le attività sono ferme. Tenetelo sempre a mente sia per quanto riguarda la visita delle attrazioni (molte sono chiuse) ma anche per quanto riguarda gli spostamenti (i trasporti statali si fermano).
Infine apro una piccola parentesi sul miglior periodo per visitare Israele. Sicuramente non l’estate, quando fa un caldo inimmaginabile. E nemmeno i mesi adiacenti. In inverno alcuni località potrebbero essere fredde (io a Gerusalemme ho battuto i denti), quindi un buon compromesso potrebbero essere quelle famose mezze stagioni che forse non esistono più.
Giorno 1 (sabato): Italia > Israele (Gerusalemme)
La partenza dall’Italia (Milano) è il mattino prestissimo e ci permette di essere in Israele verso l’ora di pranzo. Dall’aeroporto Ben Gurion ci dirigiamo subito verso Gerusalemme che raggiungiamo verso le 15. È sabato e la città è piuttosto tranquilla. Mangiamo il primo di una lunga serie di hummus e falafel (da Abu Shukri) e facciamo un giro esplorativo della città vecchia (diamo una prima occhiata al Muro Occidentale o del Pianto, ripercorriamo tutte le tappe della Via Dolorosa per visitare infine la Basilica del Santo Sepolcro).
Giorno 2 (domenica): Gerusalemme città vecchia
Successivamente ci rechiamo sul Monte Sion per visitare la Tomba di Re David e il Cenacolo, per poi dirigerci verso il Monte degli Ulivi e visitare gli edifici della zona. Abbiamo deciso di tralasciare, invece, la visita alla Città di David, in quanto ci è sembrata un po’ troppo turistica e artefatta.
Nel pomeriggio ci spostiamo nella città nuova con destinazione l’immenso Israel Museum dove, tra le tante altre cose, sono custoditi i celebri rotoli del Mar Morto. Uscite dal museo facciamo un salto veloce al mercato Mahane Yehuda e cerchiamo in zona un locale in cui cenare (proviamo il famoso hummus di Pinati).
Giorno 3 (lunedì): Gerusalemme > Betlemme > Gerusalemme > Masada
Giorno 4 (martedì): Masada > Ein Gedi
Giorno 5 (mercoledì): Ein Gedi > Gerico > Ein Gedi
NB per quanto carina, Gerico è stato un ripiego dell’ultimo minuto causa pioggia (è da notare che da queste parti non piove praticamente mai!), altrimenti avremmo visitato gli uadi vicino al kibbutz e raggiunto Gerusalemme prima il giorno successivo.
Giorno 6 (giovedì): Ein Gedi > Gerusalemme
Nota a margine: gli spostamenti sul Mar Morto, senza avere a disposizione un mezzo proprio, sono abbastanza macchinosi. Macchinosi ma non impossibili: ci sono dei pullman che percorrono, in entrambe le direzioni, la strada che costeggia il Mar Morto, gli orari sono un po’ irregolari (e non vengono sempre rispettati). Un’altra soluzione percorribile è quella di ricorrere all’autostop, che da queste parti viene fatto da molti. Le distanze da percorrere non sono lunghissime.
Giorno 7 (venerdì): Gerusalemme > Tel Aviv
La mattina visitiamo a Gerusalemme lo Yad Vashem, il toccante museo dell’olocausto situato alla periferia occidentale della città, dopodiché prendiamo un pullman per Tel Aviv prima che sia troppo tardi: i preparativi per lo Shabbat fervono, e a breve i mezzi di trasporto pubblico smetteranno di circolare. Arriviamo a Tel Aviv nel tardo pomeriggio, quindi non facciamo in tempo a visitare i vivaci mercati della città, rimpianti che resteranno dato che non faremo a visitarli nei giorni successivi: al sabato perché chiusi, alla domenica perché dobbiamo partire troppo presto (da vedere quello delle pulci di Giaffa e il Mercato Carmel). Facciamo una lunga passeggiata fino a Giaffa, il nucleo più antico di Tel Aviv. Nell’attendere il tramonto sulla spiaggia, ben prima di raggiungere Giaffa, ci ritroviamo nel bel mezzo di una jam session in quella che è stata ribattezzata la Drummers’ Beach: qui ogni venerdì sera si riuniscono suonatori di tamburi e altre percussioni per suonare finché c’è gente che balla e voglia di far festa. Un ottimo preludio dello Shabbat. La sera ci godiamo cena e dopo cena in un posto molto hipster (come tanti altri locali a Tel Aviv) ma estremamente carino.
Giorno 8 (sabato): Tel Aviv
Nel pomeriggio, non potendo andare per mercati, facciamo un altro giro nella lunga spiaggia cittadina in attesa del tramonto. E ci concediamo poi una serata molto telaviviana e hipster: prima beviamo un drink nel delizioso rooftop di The Prince, e poi un’interessante cena nel modaiolo Port Sa’id.
Giorno 9 (domenica): Tel Aviv > Italia
Gli orari dei voli per rientrare a Milano non sono proprio il massimo: dovendo essere 3 ore prima in aeroporto (consigliato visti i numerosi controlli approfonditi che possono fare), non c’è tempo per fare nulla a Tel Aviv la mattina della partenza, se non bere un caffè al volo sulla strada per prendere il treno che porta all’aeroporto. Quindi questo ultimo giorno è sostanzialmente perso in spostamenti. E tocca pure tornare a casa :-/
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