Eppure quegli enormi fori non sono affatto banali, perché rappresentano una delle poche testimonianze ancora visibili dei bombardamenti su Milano durante la Seconda Guerra Mondiale (segni lasciati da schegge di bomba si possono vedere anche sul porticato dell’Università Statale e sul portone d’ingresso del Duomo).
Il mese di agosto del 1943 fu terribile per Milano perché le forze Alleate intensificarono gli attacchi aerei sulla città, ritenuta non a torto fin dall’inizio del conflitto un obiettivo militare di primario interesse, per fiaccare definitivamente il morale della popolazione e accelerare la resa dell’Italia (obiettivo tra l’altro raggiunto, visto che il mese dopo, l’8 settembre, il governo di Badoglio firmò l’armistizio).
Ci furono in particolare quattro bombardamenti di inaudita violenza, nella notte dell’8, del 13, del 15 e del 16 agosto, che causarono centinaia di vittime, la distruzione di numerosissimi edifici e il grave danneggiamento di gran parte del patrimonio storico-artistico, compresi Duomo, Castello, Galleria e Teatro alla Scala. Un disastro di proporzioni apocalittiche ben documentato dai cinegiornali dell’epoca.
I bombardamenti alleati su Milano non terminarono con l’armistizio dell’8 settembre, ma proseguirono con altissima frequenza fino al 25 aprile 1945, giorno della liberazione dai nazifascisti. Poi la storia ci racconta che finita la guerra e sotterrato l’enorme cumulo di macerie sotto la neonata Montagnetta di San Siro, Milano risorse rapidamente dalle sue ceneri, diventando nel breve volgere di due decenni la città simbolo del boom economico nel nostro Paese (in verità un boom alquanto effimero, ma questa è un’altra storia).
Tracce di quei bombardamenti non ce ne sono quasi più, se non nella memoria ormai sbiadita dei più anziani. Ma alcuni punti della città conservano ancora i segni della guerra. In particolare, come ho scritto all’inizio, i fori che si notano su alcuni pali che reggono i cavi del tram in piazza Repubblica, sono le conseguenze delle esplosioni degli ordigni bellici durante i bombardamenti dell’agosto 1943.
Non sappiamo quanto resisteranno ancora questi pali (Milano, si sa, è in continua evoluzione), quindi se desiderate cercarli fate presto, facendo un po’ d’attenzione al passaggio dei tram che sfrecciano a pochi centimetri. Certo che in futuro sarebbe bello conservarne almeno uno, collocando magari una piccola targa per tenere vivo il ricordo di quei tempi così tanto cupi (qui la storia dettagliata dei bombardamenti su Milano dal 1940 al 1945).
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