Palermo è una città che intrattiene. La sua bellezza riempie gli occhi, mentre il suo folklore scalda il cuore. È una città in cui si possono trascorrere settimane intere senza mai annoiarsi. Ci sono tantissime cose da vedere e fare, molto variegate tra loro e una più sorprendente dell’altra. E ci sono anche tante piccole chicche nascoste tra le vivaci vie del centro, che affiancano l’inestimabile patrimonio artistico della città e che vale la pena andare a cercare, perché rappresentano una parte integrante della personalità disordinata e creativa di Palermo. A onor del vero queste chicche non sono né letteralmente troppo piccole né troppo nascoste, ma si notano di meno o non si notano proprio se non ci si fa caso. Di seguito ve ne elenco alcune, chi ha da integrare la lista, è il benvenuto nei commenti. 🙂
Murales di Cagliostro
Un genio fannullone che preferisce una vita di vagabondo a un’esistenza laboriosa: così Giacomo Casanova descriveva il conte di Cagliostro, al secolo Giuseppe Balsamo, che poi conte forse non lo è nemmeno mai stato. Nato a Palermo il 2 giugno 1743 il nostro ha trascorso una vita a dir poco curiosa tra truffe, alchimia, e scorribande varie. Nonostante sia stato un personaggio piuttosto peculiare, di cui non si hanno molte certezze, la città di Palermo gli ha dedicato un vicoletto nel bel mezzo del mercato di Ballarò. Bisogna cercarlo bene e, una volta dentro, noterete che all’interno di una cappella c’è un dipinto a lui dedicato (un po’ di anni fa, qualche spiritoso gli aveva aggiunto il naso da clown come vedete nella foto, adesso è tornato “serio”).
L’artista di piazza Garraffello
Piazza Garraffello, un tempo cuore del mercato della Vucciria, è uno slargo sgarruppato e fatiscente che rappresenta però uno dei posti più incredibili della città. Qui ha lasciato la sua traccia l’artista Uwe Jäntsch, che fino a pochi anni fa faceva parte lui stesso dell’arredo cittadino. Era molto probabile incrociarlo passando da queste parti. Spesso e volentieri era davanti a un finto bancomat, attaccava bottone e chiacchiera volentieri con turisti e autoctoni, sfoggiando il suo accento squisitamente mitteleropeo. Uwe Jäntsch è un artista austriaco che dal 1999 al 2018 si è trasferito a Palermo, città che lo ha ispirato, che lo ha fatto innamorare e dove ha realizzato numerose installazioni (la più famosa è forse proprio quella in piazza Garraffello, Uwe ti ama, affiancata a un crocifisso e all’insegna scassata della Banca Nazionale). Dopo aver “usucapito” la piazza per parecchi anni, trascorrendoci molto tempo e impiegandoci molte energie – partendo da un contesto decadente, l’ha messa “a posto” a modo suo, trasformando il caos in arte, talvolta coinvolgendo gli abitanti della zona – ha deciso di lasciare Palermo.
Buca della salvezza
Passeggiando per via Alloro, nel quartiere Kalsa, si nota una buca (non più buca oramai) sul fianco della chiesa di Santa Maria degli Angeli, detta la Gancia. Questa buca è stata protagonista del risorgimento italiano ed è grazie a lei e alla pietà popolare, che i patrioti Filippo Patti e Gaspare Bivona riuscirono a scappare alle milizie borboniche e mettersi in salvo. I due durante i moti della rivolta antiborbonica del 1860 si rifugiarono in chiesa e si finsero morti sotto alcuni cadaveri di “colleghi” patrioti uccisi durante i moti. Da qui cominciarono a scavare un buco e, una volta realizzato il punto di contatto con l’esterno, grazie ad alcune donne che attirarono verso di sé l’attenzione dei gendarmi fingendo una rissa, riuscirono ad uscire e scappare con la collaborazione di un carrettiere che li caricò sul suo carretto pieno di paglia.
Per molto tempo è stata un’usanza popolare quella di recarsi in pellegrinaggio dalla buca per ringraziamento.
Il fiume che non c’è più
In passato c’erano dei fiumi che lambivano la città, uno di questi era il Kemonia o Cannizzaro, soprannominato anche il fiume del maltempo per il suo caratterino (o,meglio, caratteraccio) da torrente durante le piene. Proprio tra il Kemonia, il cui corso era in buona parte interrato, e il Papireto che si sviluppò il primo nucleo di Palermo. Oggi in via Porta di Castro, che corrisponde proprio all’antico letto del Kemonia, si trova una targa in memoria di questo fiume che non c’è più.
I telamoni di Porta Nuova
Quando Palermo era circondata da mura, il punto d’accesso via terra più importante alla città fu rappresentato per diversi secoli da Porta Nuova, adiacente al Palazzo dei Normanni. Fatta costruire nel 1583 dal viceré Marcantonio Colonna per celebrare la vittoria di Carlo V sulle armate turche, venne distrutta quasi cent’anni dopo per essere poi ricostruita. In questo secondo turno, venne aggiunta la sovrastruttura piramidale in cui è rappresentata un’aquila, che si nota da diversi punti di Palermo.
Nel lato della porta che rimane fuori dalla città, sono rappresentati 4 telamoni che rappresentano i Mori sconfitti da Carlo V.
La fontana della Vergogna
Il nome di battesimo di questa stupenda fontana, una delle più belle d’Italia, è Fontana Pretoria. Si trova nell’omonima piazza dove sorge la sede del Comune di Palermo. Tuttavia, in pochi in città la chiamano col suo nome: turisti, ma soprattutto palermitani, preferiscono ricordarla come Fontana della Vergogna, nomignolo che cela leggende bizzarre e, se vogliamo, anche un po’ hot. Intanto non è difficile immaginare del perché sia stata soprannominata così dando un’occhiata alle statue: son tutte come scultore le ha fatte… nude! E fin qui, viene da sorridere. La fontana però ha una storia molto più articolata e curiosa. La sua collocazione originaria non doveva essere Palermo: venne realizzata nel 1554 per il giardino di don Luigi di Toledo a Firenze, ma soltanto qualche anno dopo, nel 1581 venne acquistata dal Senato di Palermo perché il committente, parecchio indebitato, dovette rinunciare alla sua fontana. Le 48 statue che la componevano vennero così impacchettate e partirono alla volta di Palermo dove, per far spazio alla nuova e imponente fontana, buttarono giù addirittura dei palazzi. A dirla tutta non arrivò a destinazione la totalità delle statue: alcune si danneggiarono lungo il viaggio in mare, altre vennero trattenute dal proprietario. La nuova fontana palermitana non è quindi esattamente identica a quella originale fiorentina.
Per tutto il XVIII secolo e parte del XIX secolo le statue nude della fontana riflessero i discutibili personaggi politici del tempo e furono considerate la rappresentazione della municipalità cittadina corrotta, da cui il “soprannome” di Fontana della Vergogna.
Si narra inoltre che le suore di clausura del convento che sorgeva nella piazza, trovandosi davanti a tanta oscenità, sfregiassero le statue privandole dei genitali durante le ore notturne.
Infine non si può non ricordare la leggenda legata alla vogliosa Regina Giovanna D’Angiò che, a quanto pare, non ne aveva mai abbastanza (di cosa immaginatelo da soli). Una delle statue della fontana rappresenta una donna abbandonata voluttuosamente adiacente ad un cavallo: per secoli in questa statua è stata rivista la stessa regina che, a quanto pare, per calmare le sue voglie, mise in ballo addirittura uno stallone.
Il genio di Palermo
Un uomo di mezza età con la corona, la barba lunga divisa in due e accompagnato ad un serpente che si nutre dal suo petto: questo è il Genio di Palermo, un’entità soprannaturale a cui è stata affidata la tutela della città (non c’è solo Santa Rosalia, quindi). Non sto a qui a dilungarmi sulla storia (potete approfondire qui), ma vorrei sottolineare l’importanza di questo personaggio nella cultura popolare, dal momento che la sua funzione è appunto quella di proteggere Palermo. E i palermitani confidano molto nel Genio, quindi che nessuno lo tocchi. La vera domanda da porsi è dove si trovano in città le rappresentazioni del Genio perché, manco fosse una caccia al tesoro, a parte alcune statue ben visibili tra le vie del centro, non tutte sono così facili da trovare. Io ne ho trovate alcune: in Vucciria in piazzetta del Garraffo; a Villa Giulia, nella fontana; in piazza della Rivoluzione. A voi trovare le altre. 🙂
Altri articoli che ho scritto su Palermo:
- Palermo: 10 cose da non perdere (tra monumenti e cibo) – oltre a stilare la mia personalissima TOP 10 su Palermo, approfondisco diversi monumenti inclusi in questo itinerario di due giorni
- Cibo da strada a Palermo: cosa mangiare di street food
- Cosa vedere a Palermo in due giorni
- Dove mangiare a Palermo
- Cosa vedere nei dintorni di Palermo
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NB questo post è stato scritto nel 2017, per poi essere successivamente aggiornato e ripubblicato.