Ma se chiese e musei dovessero alla lunga stufare, in alternativa si può andare alla ricerca di chicche e curiosità non molto conosciute ma altrettanto interessanti. E anzi, molto utili per capire meglio la città. Io ve ne elenco un po’ qui di seguito, nei miei giro fiorentini ne ho trovate ben 15, ma se ne avete altre da aggiungere, fatevi sentire nei commenti!
La Berta
Il toro cornuto
Il balcone rovesciato
Il diavolo del Giambologna
Il volto scolpito da Michelangelo
L’autoritratto nascosto di Benvenuto Cellini
La finestra sempre aperta
Le api che non si riescono a contare
La pietra sbagliata di Palazzo Pitti
I particolari sulla facciata di Santa Maria Novella
La Madonna del Puzzo
La pietra dello scandalo
Il portone che più alto non si può
La farmacia più vecchia d’Europa
La statua dei fratelli Mazzone
#1 – La Berta
Ci troviamo a due passi dalla cattedrale, nella centralissima via de’ Cerretani. Prendete il negozio Promod come riferimento e guardate dritti davanti a voi: vedrete il fianco di una chiesa, Santa Maria Maggiore per l’esattezza. Osservate bene questo lato della chiesa, indirizzandovi verso l’alto: ad un certo punto spunta dal muro la testa pietrificata di una signora. Si tratta della Berta.
Secondo una scuola di pensiero, pare che questa testa si trovi lì dal lontano 1326 per colpa (o per merito) dell’astrologo condannato al rogo Cecco d’Ascoli, in seguito a una maledizione da lui lanciata nei confronti di una donna che, negandogli dell’acqua, gli aveva impedito di salvarsi dalle fiamme (aveva stretto un patto col diavolo).
Un’altra scuola di pensiero identifica invece la Berta come una fruttivendola che regalò alla chiesa una campana per poter avvisare i lavoratori con i suoi rintocchi dell’apertura e della chiusura delle porte cittadine. Questo piccolo busto non è quindi altro che il segno del riconoscimento dei fiorentini nei confronti della Berta.
Per approfondire: qui, qui e qui.
#2 – Il toro cornuto
Osservando attentamente la fiancata del duomo di Firenze si può scorgere la testa di un bovino, proprio in cima a una colonna portante, all’altezza di via Ricasoli. Che ci fa qui? Esistono due storie in merito, che mischiano verità e leggenda.
La prima vuole la testa del bovino (una mucca?) come omaggio da parte dei costruttori a tutti gli animali da traino che furono impiegati nella costruzione di Santa Maria del Fiore.
La seconda, decisamente più pepata, vede la testa del bovino (un toro) come testimonianza di un tradimento. Leggenda narra che un mastro carpentiere che lavorava nel cantiere della cattedrale avesse una relazione con la moglie di un fornaio la cui bottega si trovava proprio lì vicino. Quando il fornaio scoprì la relazione denunciò la moglie e l’amante al Tribunale Ecclesiastico e la storia tra i due dovette finire. Il mastro carpentiere però, che evidentemente non era carente in senso dell’umorismo, decise di piazzare la testa di un toro in un punto strategico della cattedrale affinché il fornaio, vedendola ogni giorno, si ricordasse nonostante tutto di essere un cornuto (e anche un po’ mazziato, aggiungerei).
Per approfondire: qui.
#3 – Il balcone rovesciato
In Borgo Ognissanti, al civico 12, si nota un balcone decisamente fuori dal comune, con tutti gli elementi architettonici al contrario. Il motivo di tale stranezza sembra essere un fraintendimento (più che altro un battibecco) tra il padrone di casa, tale Baldovinetti, che voleva un balcone bello e imponente e Alessandro de’ Medici, Signore di Firenze, che con un’ordinanza (1530) vietò elementi architettonici troppo vistosi e ingombranti dal momento che le vie della città erano piuttosto strette. Quel testa dura del Baldovinetti non ne voleva sapere di rinunciare al suo balcone, tanto che incominciò a stalkerare Alessandro de’ Medici chiedendogli ogni santo giorno la concessione di costruire il balcone. Quest’ultimo, esasperato, a un certo punto capitolò concedendo al Baldovinetti il nulla osta a costruire il balcone, ma a una condizione: che fosse costruito al contrario. Evidentemente Alessandro de’ Medici con questa mossa voleva scoraggiare il nostro ma, a quanto pare, non riuscì nel suo intento…
Per approfondire: qui e qui.
#4 – Il diavolo del Giambologna
In questo paragrafo scomodo nientepopodimenoche San Pietro Martire. Perché c’entra pure lui in tutta questa storia. In un angolo di palazzo Vecchietti, per la precisione tra via de’ Vecchietti e via Strozzi, si trova una scultura a dir poco grottesca che ritrae un diavoletto portabandiera. L’originale, che porta la firma del Giambologna, si trova ora al museo Bardini. La scultura è stata fatta erigere da Bernardo Vecchietti, proprietario del palazzo, nel punto in cui si verificò un episodio legato alla vita di San Pietro Martire. Questi, interrotto mentre predicava da un cavallo nero imbizzarrito che altro non poteva essere che il diavolo, riuscì a immobilizzare l’animale con un gesto sacro. E a ricordo di ciò, è stato commissionato il diavoletto del Giambologna.
Per approfondire: qui, qui, qui e qui.
#5 – Il volto scolpito da Michelangelo
Una volta arrivati in piazza della Signoria, proprio davanti a Palazzo Vecchio, anziché limitarsi a contemplare il di dietro del finto David di Michelangelo (che comunque ha sempre il suo perché), si può andare alla ricerca di un’altra testimonianza dell’artista toscano che, seppur minore e non individuabile così facilmente, non è un fake come il sopracitato belle chiappe e ha una storia alle spalle piuttosto curiosa.
Portandovi a destra della rampa d’accesso a Palazzo Vecchio, guardate nel muro al di là del gruppo scultoreo di Ercole e Caco: se osservate attentamente vedrete un ritratto sul muro, non particolarmente rifinito, di un uomo di profilo. Il ritratto vanta la firma di Michelangelo Buonarroti, ma non si sa con precisione a chi appartenga quel volto: c’è chi ritiene sia di uno scocciatore che, tutte le volte che incontrava Michelangelo, gli faceva una testa così, e chi pensa invece sia il volto di un condannato alla gogna.
Per approfondire qui e qui.
#6 – L’autoritratto nascosto di Benvenuto Cellini
Rimanete in Piazza della Signoria ma spostatevi adesso sotto la Loggia dei Lanzi, per la precisione dietro la statua di Perseo con la testa di Medusa di Benvenuto Cellini (e scommetto che anche qui lo sguardo cadrà sulle chiappe sode della statua…). Se però alzate un po’ lo sguardo, tra la nuca di Perseo e l’elmo un effetto ottico permette di scorgere il volto di un uomo (se c’è poco sole è possibile che non si veda molto bene o che non si veda proprio, trovandosi in una zona d’ombra). Pare che sia proprio l’autoritratto di Benvenuto Cellini!
Per approfondire qui e qui.
#7 – La finestra sempre aperta
In piazza della Santissima Annunziata, proprio davanti alla basilica, c’è un palazzo che ha una finestra sempre aperta. Si tratta di palazzo Grifuni e la finestra in oggetto si trova sul lato destro. Il motivo per cui la finestra sia sempre aperta è legato ad una storia d’amore a dire il vero molto poco consumata. La moglie di un membro della famiglia Grifuni, poco dopo essersi trasferita nel palazzo, dovette salutare il marito chiamato alle armi. Lei si posizionò quindi proprio davanti alla finestra a controllare se il suo sposo tornava, cosa che non avvenne mai. Quando la donna morì la finestra venne chiusa ma in casa cominciarono a manifestarsi fenomeni strani e per questo si decise di lasciarla sempre aperta.
C’è poi chi dice, invece, che la stanza in corrispondenza della finestra fosse appartenuta all’amante del Granduca Ferdinando I la cui statua in bronzo, in mezzo alla piazza, ha lo sguardo fisso proprio verso la finestra. Tutto sommato preferisco la prima versione, quella dei Romeo e Giulietta fiorentini.
Per approfondire: qui, qui e qui.
#8 – Le api che non si riescono a contare
Sempre in piazza della Santissima Annunziata c’è un’altra cosa curiosa da vedere. Nel retro del piedistallo della statua equestre Ferdinando I de’ Medici, al centro della piazza, si trova uno sciame d’api disposte in cerchi concentrici con al centro l’ape regina (quest’ultima simboleggia il Granducato di Toscana a capo del quale c’era appunto Ferdinando I, mentre le api rappresentano i fiorentini, laboriosi e leali nei confronti del potere). A quanto pare, riuscire a contare le api senza toccarle o indicarle è un’impresa se non impossibile, molto ardua. Chi ci riesce, leggenda narra, che verrà investito dalla fortuna.
Per approfondire: qui.
#9 – La pietra sbagliata di Palazzo Pitti
Una volta davanti a Palazzo Pitti mettetevi alla prova nel cercare nel bugnato della facciata due pietre più irregolari delle altre. A dire la verità è abbastanza semplice trovarle, tuttavia, data l’immensità della facciata vi do un aiutino: guardando il palazzo, spostatevi sulla sinistra del portone d’ingresso, subito dopo la seconda finestra nella parte bassa vedrete una pietra molto lunga (si dice sia una decina di metri, ed effettivamente può esserlo – Raff ha provato a misurarla a “spanne”) affiancata ad una molto più corta delle altre. Non sono state messe qui a caso né per qualche motivo strutturale, ma a quanto pare è stato Luca Pitti in persona a volerle. Per chi non lo sapesse Luca Pitti, la cui famiglia era la rivale di quella dei Medici, fu il committente del palazzo e leggenda narra che abbia richiesto che le finestre di quella che sarebbe diventata la dimora di famiglia fossero più grosse del portone principale dell’abitazione di Cosimo de’ Medici, Palazzo Strozzi, e che il suo cortile lo potesse (idealmente) contenere. A questi “capricci” da nobile, se ne aggiunge un altro, quello legato alle due pietre irregolari nella facciata: una, la più lunga, rappresenta la sua persona mentre l’altra simboleggia i suoi rivali.
Per approfondire: qui.
#10 – I particolari sulla facciata di Santa Maria Novella
Quando vi troverete davanti alla facciata di Santa Maria Novella, oltre a contemplarne la bellezza e regolarità (non a caso è considerata fra le opere più importanti del Rinascimento fiorentino), fate caso a due particolari che si trovano rispettivamente a destra e a sinistra del portone d’ingresso: una sfera armillare e una meridiana. Prima di proseguire… sfera che? Se dico astrolabio sferico va meglio? 😀 Scherzi a parte, si tratta di un modellino del sistema solare formato da anelli (le armille), tanti quanti i circoli della sfera celeste (se volete approfondire leggete questo articolo).
I due strumenti astronomici sono disposti in maniera simmetrica sulla facciata della chiesa e sono stati voluti da Ignazio Danti che, oltre a fare il vescovo era pure un cosmologo. Il Danti li utilizzò per degli studi che stava conducendo, che si riveleranno poi fondamentali per la riforma del calendario giuliano e che portarono all’introduzione del “nuovo” calendario gregoriano (leggetevi qui la storia). Quindi, per farla breve, son due particolari che quasi non si notano ma che hanno avuto un’importanza sostanziale per l’adozione del nostro calendario ufficiale dato che quello vecchio aveva portato un disallineamento di 10 giorni rispetto alla realtà. Nel 1582, anno dell’introduzione del calendario gregoriano, si saltò dal 5 al 15 ottobre per tornare alla “normalità”.
#11 – La Madonna del Puzzo
All’incrocio tra via Toscanella e Borgo S. Jacopo si trova una nicchia con una testa di donna in terracotta intenta a tapparsi il naso, mentre un topo le corre sul braccio. È la Madonna del Puzzo, opera dello scultore toscano Mario Mariotti per protestare contro la collocazione di un cassonetto per l’immondizia che era stato collocato nel vicolo (e la puzza che ne derivava). C’è anche chi dice sia stata messa lì per “sensibilizzare” gli incivili che utilizzavano il vicolo come orinatoio. La testa è stata nel 1984, nel contesto di diverse azioni dell’artista periferico -così si definiva Mariotti- contro incuria e degrado del centro storico di Firenze.
Il cassonetto oggi non c’è più ma la puzza di pipì sembra persistere…
Per approfondire: qui e qui.
#12 – La pietra dello scandalo
Tutti i giorni sotto la loggia del Mercato Nuovo, più conosciuta come Loggia del Porcellino (che poi è un cinghiale ma questa è un’altra storia), si svolge un mercato. Ci sono tantissime bancarelle e lo spazio tra una e l’altra è davvero poco. Ma se osservare bene il pavimento, che in parte sarà coperto dalla mercanzia di una bancarella (in alternativa passate di sera) riuscirete a scorgere, più o meno nel centro della loggia, un tondo marmoreo bicolore. Si tratta della cosiddetta pietra dello scandalo o dell’acculata, ossia il punto esatto in cui i debitori insolventi della Firenze rinascimentale venivano puniti fisicamente: dopo essere stati incatenati venivano calati loro i pantaloni e il sedere veniva battuto più volte a terra. Rimanevano così col culo a terra, proprio in senso letterale (pare che questa colorita espressione nasca proprio qui).
Per approfondire: qui e qui.
#13 – Il portone che più alto non si può
Non lontano dalla stazione di Santa Maria Novella, in via Il Prato al numero 48, potete vedere un portone di legno altissimo, addirittura a tre piani, incastonato tra due case. Di solito è chiuso e, ovviamente, desta la curiosità di chi ci passa davanti: cosa conterrà mai? Sicuramente non una Smart né una Panda. Ma nemmeno un Suv.
La prendo alla larga per svelarsi cosa si cela là dietro (io ho anche avuto la fortuna di trovarlo aperto!). La domenica di Pasqua a Firenze si svolge la manifestazione dello scoppio del carro: per le strade del centro passa un carro trainato da buoi sopra il quale è posizionata una torre pirotecnica, che arriva fin davanti a Santa Maria del Fiore. All’interno della Cattedrale, l’arcivescovo che svolge la funzione, a un certo punto accende un razzo a forma di colomba (la colombina, appunto) che attraversa tutta la navata tramite un meccanismo a fune e, una volta raggiunto il carro, lo fa scoppiare.
Il carro, detto il Brindellone (termine popolare per indicare una persona alta e goffa), esce a farsi un giro solo una volta l’anno, a Pasqua, tutti gli altri 364 giorni si riposa nel garage extralarge di via Il Prato. Ed ecco svelato il mistero.
Per approfondire: qui.
#14 – La farmacia più vecchia d’Europa
A due passi dalla stazione, nel complesso conventuale di Santa Maria Novella, si trova la farmacia storica più antica del Vecchio Continente, classe 1612. In attività senza sosta da 4 secoli, oggi si chiama Officina profumo-farmaceutica di Santa Maria Novella ed è diventata più che altro una profumeria ed erboristeria (ha pure un sito Internet, questo). I suoi interni, profumatissimi, sono decorati e arredati con mobili e suppellettili antichi risalenti a varie epoche. Ci sono anche un po’ di vecchi attrezzi del mestiere esposti (misurini, bilance, termometri…) nonché bellissimi vasi da farmacia, alcuni molto antichi. Si trova in via della Scala al numero 16.
#15 – La statua dei fratelli Mazzone
Nel cimitero monumentale di San Miniato al Monte, non distante da piazzale Michelangelo, si trova un monumento funebre che non passa inosservato. Sono ritratti a grandezza naturale due ragazzi giovani e belli: lui in divisa, lei in abito da sposa. Non si tratta però di due fidanzati, come potrebbe sembrare, ma di due fratelli morti poco più che ventenni: lui sotto i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale e lei di tubercolosi poco tempo dopo essersi sposata, a meno di un anno di distanza l’uno dall’altra. Mario e Maria Grazia Mazzone, questi erano i loro nomi. La loro mamma, nel 1947, decise di ricordarli così.
Per approfondire: qui.
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Leggi i commenti (2)
Precisazione: la fune della colombina non è "un meccanismo", fa da binario alla colombina, che è mossa dalla forza del razzo pirotecnico.
Grazie del contributo, Lorenzo!
Buona giornata,
Silvia