Elegante, ordinata, col nasino all’insù e molto, molto fiera di sé. Questa è Monza, il capoluogo della Brianza, che nonostante la vicinanza con Milano ci tiene a mantenere la sua identità. Dal 2004 è inoltre diventata provincia, con tanto di dolce tipico realizzato per l’occasione, quindi è meglio non far confusione tra le due città (lo dico soprattutto per chi viene da fuori: non date mai a un brianzolo del milanese, le conseguenze potrebbero essere non troppo simpatiche).
Ma se i monzesi un po’ snobbano Milano e il resto del mondo perché di posti belli come Monza e la Brianza ce ne sono pochi, un po’ di ragione gli va data: la città offre almeno un paio di attrazioni da 10 e lode che, a prescindere da rivalità campanilistiche, vanno visitate almeno una volta nella vita.
Da Milano raggiungere Monza è la cosa più semplice del mondo, anche se non avete un’auto: in treno ci si mette poco più di dieci minuti, da Centrale o Garibaldi, e si viaggia con il biglietto dell’ATM (seconda fascia MI4, costo 2,40 euro), che consente di prendere anche i mezzi pubblici a Milano. Volendo, si può arrivare a Monza anche in bicicletta, attraversando prima il verdissimo Parco Nord e poi fiancheggiando il canale Villoresi (ve ne ho parlato qui). E, notizia fresca fresca, tra qualche anno ci si arriverà pure in metro!
Monza è quindi la gita in giornata ideale da Milano e, vista la vicinanza e la frequenza dei mezzi di trasporto, ci si può trattenere in città anche fino a tardi (per darvi un’idea indicativa, l’ultimo treno da Monza per Milano è dopo mezzanotte).
Non ci saranno miliardi di cose da vedere a Monza, ma da sole ce ne sono due che rendono il viaggio fino in città più che meritevole. Sto parlando, ovviamente, della Villa Reale con il suo immenso parco (se siete appassionati di Formula 1 potete anche attaccarci la visita all’Autodromo) e della stupefacente Cappella di Teodolinda in Duomo, che custodisce la corona ferrea che ha cinto i capi di numerosi Re d’Italia. Se poi aggiungiamo i localini carini che puntellano il centro, gli scorci deliziosi e le boutique eleganti, beh diciamo che è molto semplice far passare una giornata in quel di Monza!
Un’importante premessa: a Monza è meglio non improvvisare troppo e prenotare in anticipo le visite alla Villa Reale e alla Cappella di Teodolinda, altrimenti si rischia di rimanere fregati. Soprattutto se siete diretti in città nel weekend. Stessa cosa vale per i ristoranti: quelli più pop si riempiono in fretta. Ricordatevi che ci troviamo in Brianza, son precisi da queste parti! 😉
Adesso vi propongo un itinerario di un giorno per Monza, fattibile a piedi (motivo per cui consiglio di arrivare in città in treno o in bici) e che tocca tutte le attrazioni principali.
- Il centro storico di Monza: via Italia, Arengario, via Carlo Alberto
- Villa Reale
- Ponte Leoni e Lungo Lambro (e qualche consiglio per il pranzo)
- Duomo, Cappella di Teodolinda e Museo
L’unica cosa che non ho incluso è la visita all’autodromo. Vi chiedo scusa ma è una cosa che non è proprio di mio interesse. So che è possibile prendere parte a delle visite guidate (provate a dare un’occhiata qui se siete interessati), ma ho preferito dedicare il tempo a fare dell’altro! Se nella mia prossima visita a Monza qualcuno riuscirà a farmi cambiare idea, sarete i primi a saperlo!
Il centro storico di Monza: via Italia, Arengario, via Carlo Alberto
A pochi passi dalla stazione ferroviaria di Monza incomincia via Italia, la via lastricata (strata) che in epoche passate collegava Monza a Milano. Ed è proprio da qui che comincia il nostro itinerario: subito all’inizio della via, in largo Mazzini per la precisione, non si può fare a meno di notare l’edificio che ospita la Rinascente. Che, soprattutto nel periodo natalizio quando è completamente rivestito di lucine, regala tanta allegria. Sì, lo so bene: non è la cosa più interessante da vedere a Monza e non mi sognerei mai di metterla sullo stesso piano della Villa Reale, ma già che ci passate davanti buttateci un occhio e magari fateci un giro dentro. È pur sempre un grande magazzino, ma che si pone in maniera più galante degli altri.
Sempre all’inizio di via Italia, sulla destra appena dopo l’entrata del negozio di Brian & Barry, cercate la cosiddetta casa dei nani, una stranezza architettonica a cui non si fa caso se nessuno vi dice che c’è. È un posto piuttosto buffo e che ha alimentato diverse leggende metropolitane tra cui, appunto, quella che fosse una casa abitata da nani viste le dimensioni, ma è piuttosto probabile che il piccolo edificio non abbia mai svolto la funzione di abitazione.
Proseguite così per via Italia che, insieme al suo “prolungamento” via Carlo Alberto, a cui passa il testimone subito dopo il palazzo dell’Arengario, taglia in due il centro storico e rappresenta il luogo dello struscio cittadino. Una sorta di unica, lunga, via pedonale molto vivace, soprattutto nel weekend, quando gli abitanti di Monza e provincia si ritrovano a passeggiare su e giù da queste parti, sorseggiando un caffè nei numerosi locali alla moda e facendo shopping nelle eleganti boutique cittadine (perché il monzese lo shopping lo fa a Monza, non va nella vicina Milano, neanche morto!). Tra un negozio e un locale, ci sono però numerosi edifici degni di nota, tra cui quelli in cotto che staccano dai colori chiari del resto delle costruzioni.
A metà strada non si può non fare caso al palazzo dell’Arengario in piazza Roma, sito nel cuore di Monza: da qui dipartono tutte le vie principali della città. L’antico Palazzo Comunale di Monza è in ottimo stato di conservazione, grazie anche a recenti interventi di restauro, e in un certo senso rappresenta molto bene questa città: tutta precisina, composta e sempre in ordine. A meno che non ci siano mostre d’arte o rassegne culturali ospitate al suo interno, non è possibile dare una sbirciata dentro il palazzo, ma bisogna accontentarsi di ammirarlo da fuori.
Il centro storico di Monza è piuttosto piccolo, non ci metterete molto a visitarlo tutto. Da via Italia e via Carlo Alberto si diramano numerose vie secondarie che regalano scorci inaspettatamente gradevoli. E se avete voglia di una pausa dolce, o dovete ancora fare colazione, recatevi alla Pasticceria Bona in via Martiri della Libertà 6 (una breve via che corre parallela a via Italia nel suo tratto iniziale). Questo locale, oltre a proporre dolcetti di un certo livello, è uno dei pochi che produce il Pan Tramvai, il dolce che rappresenta Monza e la Brianza. Se siete curiosi di provarlo, qui lo trovate di sicuro (NB non nei mesi estivi in cui non viene prodotto).
Una volta fatte un po’ di vasche in centro a Monza, percorrete tutta via Carlo Alberto perché adesso andiamo al parco a visitare la superlativa Villa Reale.
Villa Reale
Per approcciare la villa frontalmente una volta terminata via Carlo Aberto, attraversate piazza Citterio e imboccate viale Regina Margherita, tenendovi il parco sulla destra. Dopo poco vedrete comparire, sempre alla vostra destra, la villa in tutta la sua sobria eleganza e simmetricità. Percorrete quindi tutto il viale che la precede e dirigetevi in biglietteria, perché senza biglietto si fa ben poco (se non guardarla da fuori e gironzolare nel parco). Saltare la visita degli interni è una mossa sciocca perché è proprio dentro la villa, attraverso un percorso guidato che tocca un buon numero di stanze, che si respira la storia che qui dentro si è vissuta.
La villa è stata realizzata per volere di Maria Teresa d’Austria come residenza estiva per Ferdinando d’Asburgo-Este, uno dei suoi tanti figli (il 14°, per l’esattezza :-/). Monza rappresentava infatti il luogo ideale per trascorre l’estate, anziché stare a morire di caldo a Milano. L’incarico venne affidato all’architetto Piermarini il quale, tra le altre cose, aveva collaborato col Vanvitelli alla Reggia di Caserta (andarono quindi sul sicuro). In soli 3 anni, dal 1777 al 1780 la villa vide la luce, anche se poi in epoche successive avrebbe subito un bel po’ di cambiamenti. I primi inquilini della villa furono quindi gli Asburgo, che mantennero tutto sommato un profilo piuttosto basso per quanto riguarda arredi e finiture (essendo stata tirata su in tempi record, inizialmente non si pensò molto ai dettagli, sono arrivati in seguito).
A inizio Ottocento si aprì una breve parentesi francese in cui la villa rischiò di essere rasa al suolo per volere di Napoleone, ma per fortuna i cittadini monzesi gli fecero cambiare idea. In questo periodo si registrò una notevole ampliamento dei giardini: vennero fatti aggiungere numerosi ettari e fatto costruire un muro di cinta per proteggerli. Ciò regalò alla città un primato che detiene tutt’oggi, ossia quello di possedere il parco cintato più grande d’Europa (di cui i monzesi vanno molto fieri).
La parentesi francese si chiuse nel 1815 e la villa tornò nelle mani degli Asburgo che la possedettero fino alla fine della Seconda Guerra di Indipendenza (1859), quando diventò patrimonio di Casa Savoia. E furono proprio i Savoia che si occuparono di abbellire la villa, badando molto di più ad arredi e particolari rispetto ai loro predecessori.
Nel 1868 il re Vittorio Emanuele II regalò la villa al figlio, il futuro Umberto I, e alla consorte Margherita di Savoia in occasione delle loro nozze. La futura coppia reale realizzò numerosi lavori di ammodernamento e la struttura originale venne sostanzialmente rivoluzionata per diventare quella che vediamo noi oggi.
La visita degli appartamenti reali è estremamente interessante anche se, purtroppo, gli arredi non sono più quelli originali dell’epoca: dopo l’assassinio di Umberto I avvenuto il 29 luglio 1900, il figlio Vittorio Emanuele III fece chiudere la villa e portare gli arredi altrove. Quindi quelli che si ammirano oggi nelle stanze degli appartamenti reali, a parte qualche rara eccezione, sono soltanto dei mobili attinenti per stile e cronologia a quelli originali, ma non sono quelli originali.
Prima di passare alle doverose informazioni pratiche, mi soffermo un attimo su qualche vicenda curiosa legata alla villa, in modo da ingolosirvi ancora un po’.
- Nella sala cosiddetta della Pentola, una delle prime che si visita nel percorso degli appartamenti reali, si notano delle raffigurazioni di due tipi di corone: una più tondeggiante, che rappresenta la corona di Casa Savoia, e una più lineare, che invece vuole rappresentare la corona ferrea custodita nel Duomo di Monza e che ha cinto il capo molti Re d’Italia ma non quelli dei Savoia. Dopo la breccia di Porta Pia, il Papa scomunicò i Savoia e, di conseguenza, fu loro vietato di indossarla. E così, per ovviare allo smacco, i Savoia la raffigurarono ovunque nelle loro residenze tra cui, appunto la Villa Reale di Monza. In questo caso, lo fecero in quella stanza che fungeva come sorta di privée dell’attigua sala da ballo, la stanza in cui venivano fatti accomodare gli ospiti più illustri in caso di feste con tanti invitati.
- La Villa Reale di Monza è stata la prima residenza europea a essere dotata di luce elettrica nel 1884.
- Tra i pochi arredi originali, c’è il letto in cui fu deposto il corpo di Umberto I dopo l’assassinio per mano dell’anarchico Gaetano Bresci. Ma se vogliamo andare a fondo a questa storia, scopriamo che il corpo esanime del monarca venne inizialmente deposto nella vasca da bagno, immerso in una soluzione di acqua, ghiaccio e alcool. Un esperimento artigianale (e mal riuscito) che doveva servire a preservare più a lungo il corpo del re, quando invece ne accelerò la decomposizione. Come mai venne fatto questo esperimento sul cadavere del povero re? Per far sì che il figlio Vittorio Emanuele III, che al momento del fattaccio era in crociera nel Mediterraneo con la moglie, potesse vedere il corpo del padre e, secondo l’usanza, garantirsi la successione. Altrimenti poteva scordarsi il trono! Per fortuna Vittorio Emanuele III arrivò nel giro di soli 4 giorni dal regicidio e riusci a vedere il corpo del padre prima che l’infelice soluzione alcolica lo deteriorasse del tutto.
- Il matrimonio tra Umberto I e la cugina di primo grado Margherita di Savoia non fu prettamente un matrimonio d’amore. Ma, si sa, se si nasce col sangue blu non sempre si può seguire il cuore. Anzi, è più facile il contrario. Umberto però perse la testa per la contessa Eugenia Attendolo Bolognini Litta, una donna di 7 anni più grande di lui e divorziata. La conobbe durante un ballo di carnevale, in cui la bella Eugenia si presentò vestita da principessa delle nevi. E Umberto se ne innamorò seduta stante. I due ebbero una lunga relazione segreta (ma neanche tanto, a quanto pare) e nella Villa Reale di Monza, in corrispondenza della stanza che fungeva da guardaroba, c’era un passaggio segreto (vabbé sulla segretezza dell’affaire mi son già pronunciata) che permetteva al re di fuggire dalla sua bella a Vedano al Lambro.
In tutto questo Margherita, che scema non era, era solita farsi regalare un giro di perle a ogni scappatella del marito, al punto che divenne ben presto la regina più imperlata d’Europa! 😀 (se vi piace il gossip di corte, vi lascio un paio di link per approfondire la vicenda).
E adesso passo a qualche informazione pratica.
La Villa Reale di Monza è aperta al pubblico tutti i giorni, tranne il lunedì, dalle 10 alle 19:00. Si possono visitare:
- gli Appartamenti Reali al primo piano nobile (ossia le stanze private degli ultimi sovrani che vi hanno risieduto: Umberto I, Vittorio Emanuele II e Margherita di Savoia) con visita guidata della durata di 45 minuti circa – 10€;
- la Sala da Ballo (che fa sempre parte degli Appartamenti Reali ma ci vuole un supplemento) – 3€;
- gli Appartamenti Privati al secondo piano nobile, in cui spesso e volentieri è allestita un’importante mostra – 12€;
- il Belvedere all’ultimo piano, che regala una bella vista sul parco e spesso ospita una mostra.
I prezzi indicati sono quelli dei biglietti interi e ovviamente esiste la possibilità di acquistare dei biglietti combinati. Più informazioni, i recapiti e il link diretto per prenotare le visite li trovate sul sito ufficiale della Villa Reale.
I giardini sono invece visitabili gratuitamente e sono aperti tutti i giorni dalle 7 alle 18:30 (in inverno) e 22 (estate).
Ponte Leoni e Lungo Lambro (e qualche consiglio per il pranzo)
Terminata la visita della Villa Reale ritornate in centro e dirigetevi verso il fiume. Si sarà fatta ormai l’ora di pranzo e in quella zona non mancano posti in cui tappare il buco allo stomaco.
Prima date però un’occhiata al ponte dei Leoni che attraversa il fiume Lambro e che, come anche il nome suggerisce, ha quattro leoni in marmo – due per estremità – che lo sorvegliano. È un ponte storico della città, che ha preso il posto di uno precedente di epoca romana, vecchio e malandato. In prossimità del ponte potete imboccare la passeggiata Mercanti, un breve tratto pedonale di lungofiume in cui ci sono un po’ di graziosi locali, molti con dehors esterno in cui nelle giornate di sole ci si sta che è un piacere.
Qui in zona si trova l’Osteria del Cavolo, un ristorante molto gettonato in città. Io ho provato due volte ad andarci, ma sono stata rimbalzata entrambe le volte, tra l’altro in maniera troppo sbrigativa e non molto cordiale. Quindi… col cavolo che proverò di nuovo! Se voi però ci riuscite, fatemi sapere se vale davvero la pena oppure no.
Ho ripiegato così sulla Trattoria Mercato in vicolo Spalto Isolino 2: non sarà il posto migliore del mondo in cui mangiare (stando a TripAdvisor è proprio da evitare), ma i prezzi super politici e i tavolini esterni sotto il pergolato e affacciati sul fiume sono deliziosi. Quindi se non avete troppe pretese, fateci un pensierino.
Duomo, Cappella di Teodolinda e Museo
Ho riservato al pomeriggio la seconda, imperdibile, attrattiva della città: la Cappella della Regina Teodolinda che si trova nel transetto del Duomo, a sinistra dell’altare centrale e in cui è più che gelosamente custodita la preziosissima corona ferrea a cui facevo cenno sopra. Quella che per secoli ha cinto il capo di tanti re d’Italia o quantomeno ci ha provato (vi spiego il perché tra poco).
Prendere parte alla visita guidata della durata di una trentina di minuti è l’unico modo per poter entrare dentro la cappella e rimanere accecati dal luccichio delle pietre preziose che tempestano la superficie della corona. Assicuratevi quindi di non di non perdervi la visita di questa combinazione di meraviglie – cappella e corona – prenotando in anticipo, chiamando il numero 039.326383 oppure mandando una mail a [email protected] (è indispensabile farlo nei weekend, in settimana ci sono più possibilità di trovare posto anche senza prenotare ma, nel dubbio, fatelo lo stesso!). Le visite si svolgono dal martedì al sabato dalle 9 alle 18 e la domenica dalle 14 alle 18 (e sono ovviamente subordinate alle funzioni religiose). E il costo è di 8€ a persona.
All’interno della cappella non si possono fare foto né alle bellissime pareti affrescate né, tanto meno, alla corona. La spiegazione ufficiale di questo divieto è per una questione di sicurezza: ipotetici ladri potrebbero riuscire, anche solo grazie a una foto, a bypassare il sistema di sorveglianza. Davvero un peccato, perché si tratta di una cosa talmente bella che non so se sarò in grado di trasmettervi con le sole parole l’emozione che si prova nel vederla.
La cappella è interamente coperta di affreschi di epoca viscontea raffiguranti le scene di vita della regina Teodolinda e dei suoi due mariti Autari e Agilufo (quest’ultimo scelto da lei dopo la morte del primo: e fu proprio qui che Francesco Sforza, trovandosi con solo una figlia femmina e il rischio di non assicurarsi la linea di successione, venne a cercare un precedente). La firma degli affreschi è degli Zavattari, una famiglia di pittori attivi in Lombardia nel XV secolo. Tutto il ciclo rende la cappella un luogo magico, che doveva essere ancora più speciale quando, in epoche passate, era illuminato soltanto dalle luci delle candele.
Al centro della cappella si trova un altare all’interno del quale è preservata la corona ferrea. È composta da sei placche in oro (un tempo erano di più ma alcune sono state rubate), ognuna delle quali è decorata da composizioni floreali fatte con gemme preziose. Il diametro è molto piccolo proprio per questo motivo: a furia di perdere pezzi per strada, si è rimpicciolita. Si narrano infatti aneddoti divertenti circa la difficoltà/impossibilità di indossarla da parte dei re: Carlo V si fece realizzare apposta un cappello a cono sul quale mettere la corona, mentre Napoleone optò per farsi fare un’altra corona per eludere il problema della piccolezza di quella ferrea.
Vi chiederete come mai si chiami corona ferrea, nonostante sia principalmente in oro. A questo punto bisogna citare Elena, la madre dell’imperatore Costantino. Secondo la tradizione, la donna, durante un viaggio in Terra Santa, recuperò dei chiodi della croce di Cristo e ne fece inserire uno nel diadema del figlio e l’altro nella staffa del suo cavallo, affinché fosse protetto in battaglia. Uno di quegli stessi chiodi, venne donato da Papa Gregorio Magno alla regina longobarda Teodolinda, che fece erigere il duomo di Monza e realizzare la corona nella quale venne poi fatto inserire il chiodo. La Chiesa Cattolica considera la corona una reliquia.
Un interessante approfondimento sulla corona ferrea lo potete leggere qui.
Prima o dopo la visita del Duomo e della Cappella di Teodolinda, consiglio di fare un salto anche nel piccolo ma interessante Museo e Tesoro del Duomo di Monza in cui si trovano alcune cose molto interessanti tra cui dei bellissimi dittici in avorio, le croci tempestate di pietre preziose, le stoffe antiche venerate come reliquie… Un vero e proprio tesoro, insomma, che permette di fantasticare un po’ sull’epoca della Regina Teodolinda e dei Longobardi. L’ingresso al museo costa 8€, ma se si compra il biglietto combinato con la cappella costa 14€. È aperto tutti i giorni, tranne il lunedì, dalle 9 alle 18.
Concludo così la giornata a Monza, lasciando un po’ di tempo libero per fare shopping nelle belle vie di questa elegante città. Avreste mai pensato di scoprire così tante storie affascinanti – dalle vicende della famiglia reale allo scoprire una figura così interessante quale quella della Regina Teodolinda – nell’altezzosa Monza? 😉
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Articolo molto interessante, visitero’ Monza e il suo Duomo.
Ciao Ada,
grazie per il commento e buon divertimento a Monza! 🙂
Silvia
Ho usato l’articolo per programmare la visita di un giorno. Ben strutturato e molto esauriente.
Ciao Remo,
grazie mille per il commento!
Spero che Monza ti sia piaciuta. 🙂
Buona serata,
Silvia