Gli amanti delle passeggiate all’aria aperta e dei paesaggi lacustri si innamoreranno di sicuro dell’escursione di cui sto per parlarvi: un trekking moderato che in due giorni conduce da Como fino alla punta del triangolo lariano, Bellagio, laddove i due rami del lago si incontrano per proseguire insieme verso nord.
Il percorso e il tempo di percorrenza
La Dorsale Lariana, ossia il percorso che attraversa il triangolo lariano fino alla sua punta, si può fare “in cresta” oppure nella sua variante bassa oppure un mix delle due cose.
La prima opzione prevede un po’ di saliscendi sui monti che offre la zona (in ordine di apparizione: Bolletto 1.236 m slm, Bollettone 1.317 m slm, Palanzone 1.436 slm, San Primo 1.685 m slm, Nuvolone 1.085 m slm), che si possono fare tutti o solo alcuni. La faccenda in questo modo si fa più interessante (non ve lo devo dire io che più si va in alto, più la vista è bella) ma anche più lunga.
La variante bassa invece, passa vicino alle creste senza salirci ed è più o meno tutta alla stessa altezza. C’è chi se la fa anche tutta in una sola, intensa, giornata. Ma quel qualcuno non sono io.
Io in questo articolo vi propongo un mix tra le due varianti: un po’ di creste e un po’ di variante bassa. Se vi servono suggerimenti più custom scrivetemi nei commenti e sarò felice di rispondervi. 🙂
In linea di massima, quello che propongo io, è un trekking non troppo impegnativo e quindi adatto a tutti. Son più o meno 30 chilometri in totale e si viaggia a un’altezza media di 1.200 metri lungo sentieri che non presentano particolari difficoltà né dislivelli. Si cammina quindi 4 o 5 ore ciascuno dei due giorni.
Poiché divido l’itinerario in due giorni, non serve fare nessuna levataccia (se non esclusivamente ai fini di sentire meno caldo nel periodo estivo) e si ha la possibilità di fare anche un giro nelle località di partenza e di arrivo. Cosa volere di più?
Doveroso aggiungere che la nota più dolente di questo itinerario è la segnaletica, che lascia un bel po’ a desiderare. Bazzicando ormai spesso da quelle parti posso confermare ciò che si legge in giro: confermo e sottoscrivo che non è particolarmente chiara. Per fortuna che esiste il GPS, anche se ogni tanto si può perdere il segnale.
Fatta questa lunga premessa, arriviamo al dunque.
Giorno 1: da Como o Brunate fino al Rifugio Riella
Seguendo il sentiero 1, l’obiettivo del primo giorno è il Rifugio Riella, sotto il monte Palanzone. I secchioni possono partire a piedi da Como città, gli altri possono invece prendere la funicolare che in meno di 10 minuti porta a Brunate, spendendo 3,10€ di biglietto ma risparmiando così quasi 500 metri di dislivello e un’oretta di cammino.
Da Brunate si prosegue per il Faro Voltiano, dove una brevissima deviazione è d’obbligo soprattutto se non ci siete mai saliti. Poi si continua verso nord e in questo primo tratto il sentiero n. 1 è un susseguirsi di baite che invitano alla sosta: valutate voi se fermarvi in base alla vostra tabella di marcia. Ma non appesantitevi troppo che, seppur non si debba scalare l’Everest, c’è da camminare ancora un po’!
Si prosegue poi, senza fare troppa fatica verso il Rifugio Riella. Anche se non siete partiti all’alba da Como/Brunate (ribadisco: non ce n’è bisogno), arriverete al rifugio a metà pomeriggio.
Vi concedo una meritata sosta, ma non parcheggiatevi qui aspettando che finisca la giornata! Posate gli zaini e riposatevi un attimo, ma finché c’è luce approfittatene per raggiungere la cima del monte Palanzone (1.436 metri slm) e godervi tutta la bellezza di questo paesaggio – da qui si vedono un bel po’ di cime del lecchese: le Grigne, il Resegone, il Cornizzolo, e i Corni di Canzo e tutto l’arco alpino – abbinata a pace e tranquillità. La vetta del Palanzone si trova a una mezz’oretta di cammino dal rifugio, nulla di particolarmente impegnativo.
A dire il vero la giornata non è ancora conclusa: prima che faccia buio tornate al rifugio e godetevi un bellissimo tramonto nei tavoli lì davanti, in attesa dell’ora di cena.
Al Riella si spende 50€ a persona per il servizio di mezza pensione (che poi è l’unica opzione fattibile se volete rimanere lì per la notte): posto letto in camerata, abbondante cena e colazione l’indomani mattina. In rifugio c’è pure una doccia da cui scende acqua fredda, ma se ci andate d’estate non rappresenta un problema. Trattandosi di un rifugio, ça va sans dire, dovete portarvi sacco a pelo o sacco lenzuolo, asciugamano e il necessario per lavarvi. E prenotate con un po’ di anticipo, che è meglio! Qui tutti i riferimenti del Rifugio.
Giorno 2: dal Rifugio Riella a Bellagio
Il secondo giorno conviene mettersi in cammino non troppo tardi per fare in modo di essere a Bellagio il prima possibile e godersi in tutta calma questo piccolo gioiellino lacustre. La colazione al Rifugio Riella viene servita dalle 8 del mattino, quindi alle 9 si può essere tranquillamente in pista.
Si segue il sentiero n. 1 e il primo obiettivo della giornata è la Colma di Sormano (o Colma del Piano), un crocevia tra sentieri di trekking e la strada asfaltata. Da qui passano sempre un sacco ci ciclisti – la Madonna del Ghisallo è dopo qualche curva – e motociclisti. Il percorso fino a qui non presenta nessuna difficoltà.
A Colma di Sormano cercate per bene il segnale del sentiero perché non è immediato da trovare. Proseguite per la Colma del Bosco e, successivamente, per l’Alpe di Spessola. Da qui potete scegliere se fare una bella deviazione che però vi porterà via un bel po’ di tempo, ossia quella che arriva sul monte San Primo che, coi suoi 1682 metri slm è la cima più elevata del triangolo lariano. Per fare questa deviazione impiegherete un’ora e mezza/due ore: se il sentiero sale abbastanza dolcemente, quasi che non ci si accorge di salire così tanto, la discesa dall’altro versante è super ripida (e se beccate il terreno bagnato e scivolosissimo, come è successo a me, ci metterete una vita, e almeno un paio di culate a terra le darete!).
Sia che decidiate o meno di raggiungere la vetta del San Primo (consigliatissimo nei giorni limpidi: la vista da lassù è TOP!), il prossimo stop interessante è quello nei pressi del Rifugio Martina (1.282 metri slm) che, oltre ad offrire la possibilità di mangiare, è il posto ideale in cui fare una sosta super panoramica.
Si prosegue poi alla volta del Monte Nuvolone (1.094 metri slm) che, una volta scavallato, permette di intravedere la meta. Bellagio dall’alto dei monti, nella sua singolare posizione, incomincia a sprigionare fascino. Non vedrete l’ora di arrivare anche se ancora un paio d’ore di discesa, a tratti interminabile, ci vogliono tutte.
A Bellagio, se vi avanza un po’ di tempo, fatevi un giro (nonostante la sovrabbondanza di turisti è un gran bel posto!) prima di prendere un traghetto o un bus per rientrare. Il bus ci impiega poco più di un’ora ed è l’opzione più economica (qui gli orari), ma anche la meno affascinante. Per quanto riguarda i traghetti, ce ne sono di due tipi: quello espresso che ci mette meno di un’ora e quello lento che fa tutte le fermate e ci mette quasi un paio d’ore (qui trovate gli orari).
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Ciao complimenti per l’articolo molto bello ed completo, un informazione, e possibile farlo in inverno, verso fine febbraio o meglio aspettare la primavera, grazie
Ciao Giovanni e grazie mille per il tuo commento! 🙂
Fattibile è fattibile anche nei mesi invernali (non siamo sul Monte Rosa, ma mooooolto più in basso!), ma dipende sempre dalle condizioni atmosferiche e alla tua attrezzatura. Se c’è ghiaccio è bene avere un paio di ramponcini.
E, se vuoi dormire al Riella come ho fatto io, devi verificare che sia aperto. Qui trovi i recapiti del rifugio e un calendario indicativo con le aperture https://www.rifugi.lombardia.it/como/faggeto-lario/rifugio-riella.html.
Grazie e buona escursione!
Silvia
Sono partito da Brunate alle ore 9 del mattino sono arrivato a Bellagio alle ore 16
Bravo! 🙂