La storia che sto per raccontarvi è una storia che appartiene al passato. Un passato che molti non conoscono nemmeno e che, solo grazie a persone speciali come il protagonista del racconto, non è stato per fortuna ancora dimenticato. Con l’augurio che le generazioni future possano continuare a divulgare questa storia anche se non l’hanno vissuta in prima persona.
Ci troviamo in Emilia Romagna sulle sponde del fiume Po. Per la precisione siamo alle porte di Boretto, un piccolo comune di 5000 anime in provincia di Reggio Emilia (ma, per pochi chilometri, più vicino a Parma). Boretto per chi non è della zona è forse meno noto della vicina Brescello, conosciuta in tutta la penisola per essere il paese di Don Camillo e Peppone, ma non di certo meno interessante. Anzi.
L’ultimo pontiere di Boretto
Qui il signor Romano Gialdini, figlio dell’ultimo capo pontiere, nipote del primo e pontiere lui stesso anche se per pochi anni, ha messo su con le sue energie e le sue finanze personali, alle adiacenze della propria abitazione, un piccolo museo intitolato a suo padre Dino e dedicato ai ponti di barche e al mestiere del pontiere. Un mestiere che ormai non esiste più ma che ha fatto la storia di questi luoghi e della sua famiglia.
Il signor Romano ha raccolto cimeli e immagini significative della vita del ponte di barche a lui tanto caro e che per un centinaio di anni ha unito Boretto a Viadana sull’altra sponda del Po, prima di essere sostituito nel 1967 da un meno romantico ma più funzionale e pratico ponte in cemento.
Ha inoltre ricostruito una parte del vecchio ponte di barche in scala 1:10, che non passa inosservato se transitate da lì: vi verrà di sicuro la curiosità di avvicinarvi per capire meglio cos’è. Poi ci pensa il signor Romano in persona, che fa da guida a chi ha piacere di approfondire, a catapultare il visitatore nei tempi in cui il ponte di barche era funzionante e a far rivivere almeno in parte l’atmosfera di quei tempi passati. Con i suoi vividi racconti, questo simpatico signore, fa venire nostalgia anche a chi lì non ci ha mai vissuto né ha mai sentito parlare di un ponte di barche (come la sottoscritta, ammetto la mia ignoranza).
Il ponte di barche Boretto-Viadana
Un tempo lungo il fiume Po, a collegare le due sponde c’erano, in alcuni punti, dei ponti di barche, ossia dei ponti galleggianti composti da passerelle collegate tra di loro e sorrette da barche (inizialmente in legno, poi in cemento).
L’indispensabile compito del pontiere, oltre a occuparsi della manutenzione del ponte, era quello di regolare il traffico, controllando che non passassero contemporaneamente vetture troppo pesanti nonché di “aprire” il ponte in caso di passaggio di imbarcazioni di grandi dimensioni (quelle piccole riuscivano a passare sotto).
L’apertura del ponte era un lavoro del tutto manuale, che poteva durare anche un bel po’ di tempo: più grossa era la nave che doveva passare, più barche del ponte serviva “staccare” temporaneamente (e poi riattaccare). E le macchine che si trovavano lì in quel momento per andare sulla riva opposta… aspettavano, anche delle ore. Ma in quei tempi si andava meno di fretta che al giorno d’oggi! 🙂
Al pontiere spettava inoltre il compito di svuotare le barche che sostenevano il ponte quando si riempivano di acqua piovana: un lavoro molto faticoso che andava fatto con il supporto di pale e che poteva anche durare per giorni!
La storia del ponte di barche Boretto-Viadana, condita da tanti aneddoti, è sicuramente più affascinante se ascoltata dalle parole del signor Romano che, con una grande passione, riesce a trasmettere tutto il suo affetto per questo pezzo importante del suo passato e di quello delle gente che ha vissuto lungo il Po. Visitare il suo museo è un’esperienza che raccomando a tutti.
Come arrivare
Da un punto di vista pratico, la casa-museo si trova a Boretto in via Argine 3 (a poca distanza dal fiume Po, ovviamente).
Se non avete una macchina potete arrivare in mezz’oretta di treno da Parma (non sono molto frequenti, ma ci sono e l’esperienza è anche molto simpatica) o col bus 93 da Reggio Emilia.
Io ho optato per arrivare in treno fino a Brescello per poi fare un breve e molto suggestivo tratto a piedi lungo le sponde del Po arrivando prima, laddove l’Enza sfocia nel Po e costeggiando quest’ultimo fino ad incontrare la riproduzione del ponte di barche di cui vi ho accennato sopra.
Segnalo infine che si può arrivare a Boretto via fiume, da Mantova o Cremona.
Giorni e orari di apertura
Stando alle informazioni che si leggono sul sito ufficiale, la Casa dei Pontieri è aperta nelle giornate di giovedì, sabato e domenica nei seguenti orari: 9-12 e 15-18. Ma è meglio dare un colpo di telefono per accertarsene (0522-965002
o 333-4012619) o mandare una mail a info@albergodelpo.it.
Non c’è biglietto d’ingresso, ma se potete, lasciate un piccolo contributo.
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