Carnevale Ambrosiano di Milano: storia, curiosità e leggende

 

Carnevale Ambrosiano Milano
Se nella stragrande maggioranza dei casi il giorno di martedì grasso segna la fine del Carnevale… a Milano no! Le manifestazioni del Carnevale Ambrosiano terminano infatti quattro giorni dopo, durante il cosiddetto “sabato grasso“, che nel 2022 è sabato 5 marzo.

Quindi a Milano non c’è nemmeno il Mercoledì delle Ceneri, vi starete chiedendo. Risposta esatta: il periodo quaresimale nel capoluogo lombardo (e dintorni) inizia con la prima domenica di Quaresima, detta “Domenica delle Ceneri“.

Ed è proprio nel weekend del 5 e 6 marzo 2022 che si concentrano i festeggiamenti per il Carnevale nel capoluogo lombardo. Ma ora scopriamo qualcosa in più su questo Carnevale.

Carnevale Ambrosiano: storia e leggenda

Perché a Milano sono così speciali da avere un Carnevale diverso dagli altri? Semplice, perché a Milano non si osserva il rito romano, il rito liturgico maggiormente diffuso nel mondo cristiano, ma il “rito ambrosiano“, secondo cui, come spiegavo poc’anzi, l’inizio della Quaresima non parte dal Mercoledì delle Ceneri ma dalla domenica immediatamente successiva, e di conseguenza l’ultimo giorno di Carnevale è il sabato.

Dal nome avrete sicuramente intuito che nella faccenda c’entra il buon Sant’Ambrogio, vescovo e patrono di Milano. La tradizione vuole infatti che sia stato proprio Sant’Aembrous, impegnato in un pellegrinaggio lontano dalla città, a chiedere alla popolazione di posticipare di quattro giorni la fine del Carnevale, spostandola dal martedì al sabato, per dargli il tempo necessario di tornare (presumo a cavallo) e dare così inizio ai riti liturgici della Quaresima. E da allora si è sempre fatto così.

La realtà è ovviamente diversa e decisamente meno suggestiva: originariamente tutti i riti, non solo quello ambrosiano, prevedevano l’inizio della Quaresima di domenica, fino a che il rito romano, che sarebbe poi diventato il predominante, ha anticipato l’inizio della Quaresima al mercoledì per avere 40 giorni esatti di digiuno fino a Pasqua, con esclusione delle domeniche durante le quali si poteva non digiunare. Non sono quindi i milanesi ad aver allungato il Carnevale, sono gli altri che l’hanno accorciato!

Fatta questa dovuta premessa storica per spiegare la differenza nelle date, vi segnalo qualche interessante curiosità sul Carnevale Ambrosiano.

Il ribaltamento dei ruoli sociali

Nel Medio Evo, ma anche in epoche successive, le celebrazioni del Carnevale Ambrosiano erano improntate al ribaltamento dei ruoli sociali, specialmente mediante riuscitissimi travestimenti. E così i poveri diventavano ricchi, i folli si tramutavano in re, le persone dissolute in alti prelati. Tutti i potenti della città dovevano rassegnarsi allo scherno (spesso pesantissimo), non erano ammesse deroghe.

I Borromeo contro il Carnevale Ambrosiano

Sia Carlo che Federico Borromeo, storici arcivescovi di Milano, tentarono a più riprese di reprimere il Carnevale Ambrosiano, a causa delle aggressioni, dei furti e di altri tipi di eccessi che si verificavano durante i festeggiamenti, ma con scarsi risultati. Una volta che Carlo Borromeo (diventato poi santo) provò a vietare del tutto i bagordi, i cittadini milanesi si appellarono direttamente al Papa, costringendo l’arcivescovo a scendere a più miti consigli.

La maschera di Meneghino

Se i milanesi talvolta vengono chiamati “meneghini” la colpa, si fa per dire, è dell’omonima maschera associata al Carnevale Ambrosiano. Creato nel XVII secolo dal commediografo Carlo Maria Maggi, il personaggio di Meneghino, contraddistinto dall’inseparabile cappello a tricorno, è un “servo della domenica” che si burla dei difetti dei nobili. Meneghino ha una moglie che si chiama Cecca, diminutivo di Francesca, altra maschera popolare milanese.

Le “chiacchiere” e gli altri dolci tipici del Carnevale Ambrosiano

Sorpresa: il Carnevale Ambrosiano è tanto particolare a livello di date quanto… banale dal punto di vista culinario. Il dolce tipico è infatti lo stesso di decine di altri carnevali d’Italia: le “chiacchiere“, che altrove si chiamano pure frappe, bugie, strufoli, crostoli, sfrappole, ma sono sempre la stessa cosa.

In realtà, indagando con più attenzione, ho scoperto che le chiacchiere milanesi hanno delle loro peculiarità: per esempio si differenziano dalle altre nel tipo di vino usato nell’impasto, che è fatto semplicemente di farina, zucchero, uova e burro e che viene cotto a forma di strisce croccanti, cosparse poi di zucchero a velo, e dal fatto che vengono cotte al forno, anziché fritte come si faceva in passato.

Altri dolci tipici del Carnevale Ambrosiano sono i tortelli milanesi (“farsòe”), dolcetti a forma di pallina che vengono preparati con lo stesso impasto delle chiacchiere, fritti nell’olio bollente e farciti con crema pasticcera, crema chantilly o al cioccolato, e la loro variante “làciàditt“, fritti alla stessa maniera ma arricchiti nell’impasto da mela a cubetti o, in alternativa, da una “savoret” (confettura d’uva).

Gli altri carnevali con rito ambrosiano

L’unico Carnevale che termina al sabato e non al martedì è quello milanese? Nossignori, perché il rito ambrosiano viene osservato non solo nel capoluogo ma nella maggior parte dei comuni che fanno parte dell’arcidiocesi di Milano (che copre le province di Milano, Monza, Lecco, Varese e in parte Como) e in alcune zone che un tempo ne facevano parte (per esempio nel bergamasco). Perciò anche in questi luoghi il Carnevale finisce il sabato successivo al tradizionale martedì grasso.

Sono per esempio famosi il Carnevalone (chiamato così appunto perché dura quattro giorni in più) di Lecco e i carnevali di Melzo, Vimercate, Varese, Desio e altri ancora.


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NB Questo post è stato scritto originariamente a febbraio 2019 per poi essere successivamente aggiornato e ripubblicato.

 
2 commenti su “Carnevale Ambrosiano di Milano: storia, curiosità e leggende”
  1. Grazie! È interessante conoscere il territorio in cui si vive, anche o sopratutto, se non è quello di origine!
    Vivo a Rho da 15 anni e mi piacerebbe imparare il dialetto milanese, qui a Rho.

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