Paese che vai… pane o dolce con l’uvetta che trovi. 🙂 In Liguria è il mio adorato pandolce genovese, a Monza hanno riscoperto il Pan Tramvai, a Lucca il Buccellato tiene botta da oltre cent’anni, mentre a Crema nella Treccia d’Oro di uvetta ce n’è per i santi e i beati. Questi per fare solo qualche esempio, son certa esistano tanti altri dolci tipici di qualche località italiana che contengono uvetta, dopotutto si presta così bene ad arricchiere pane e dolci.
E anche la Valtellina ha un suo dolce tipico che contiene uvetta, il cui pezzo forte sono però i fichi secchi, ingrediente già meno pop per la produzione di dolci. Si chiama ufficialmente Bisciola, ma potreste anche sentirla chiamare Pan di fich (per l’appunto) o Panettone valtellinese. Quest’ultima dicitura, associata al fatto che viene spesso consumato al posto del classico panettone durante le festività natalizie, mi fa trovare una forte corrispondenza col già citato panettone genovese. Ma io, essendo di parte, vi dirò sempre che è meglio quest’ultimo! :-p
A prescindere dal fatto che si consuma principalmente nella stagione fredda, la Bisciola si trova in vendita tutto l’anno nelle pasticcerie e nei panifici di Tirano, Sondrio e paesi limitrofi. Ha la forma di una pagnottella – le versioni “da panificio” hanno anche la consistenza più da pane che da dolce – realizzata con ingredienti che variano leggermente da forno in forno, da pasticceria a pasticceria: ognuno ha la sua variante personale che tiene ben segreta. In linea di massima, gli ingredienti comunque sono: farina bianca, farina di grano saraceno (che in Valtellina spopola), burro, uova, uvetta, fichi secchi e volendo anche noci. Alcuni aggiungono il miele, altri il latte.
Secondo una leggenda, le origini della Bisciola sono da attribuire a una richiesta di Napoleone Bonaparte. Si narra che questi, transitando per la Valtellina, chiese a un cuoco della zona di preparargli un dolce realizzato con i prodotti del territorio. Ma, a quanto pare, Napoleone non è mai passato da queste parti, quindi non può essergli attribuito il merito (che poi sarebbe dovuto andare al cuoco, ma questa è un’altra storia). Le origini della Bisciola sono probabilmente più antiche di Napoleone, anche se non ci sono dati certi a testimoniarlo. E questo perché è un dolce fatto di ingredienti molto semplici, tipico delle classi meno abbienti che hanno sempre tramandato ricette di padre in figlio senza mai preoccuparsi di riportarle nei libri di cucina.
Comunque siano andate le cose, la Bisciola rappresenta oggi il lato dolce della Valtellina, terra più che altro conosciuta per l’onnipresente bresaola, i celeberrimi pizzoccheri e pietanze a base di grano saraceno. Dal 2013 la Bisciola è tutelata dal Marchio Collettivo Geografico (MCG).
La Bisciola si trova in tutte le pasticcerie e i panifici della Valtellina, il prezzo è piuttosto moderato (per darvi un’idea di massima, una Bisciola per due costa meno di 5€).
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Leggi i commenti (2)
Mi mancavano i prodotti a Marchio Collettivo Geografico.
Segnalo perché delizioso il braschin della Valle Albano (CO).
Nel disciplinare della bisciola non compare la farina di grano saraceno anche perché l'Italia ne produce proprio poca (dalle parti di Biella). Quasi tutta viene dalla Cina o dalla Polonia.
Grazie dello spunto Giovanni! Son molto curiosa adesso di assaggiare il braschin!
Buone feste,
Silvia