Ci sono alcuni posti che per motivi vari (e a volte incomprensibili) non hanno la notorietà che meritano. Uno di questi posti è il complesso di Castelseprio in provincia di Varese.
Comincio io nell’ammettere la mia ignoranza: in oltre 10 anni di gite in Lombardia e numerose capatine a Varese e dintorni, ne ho sentito parlare solo di recente da un collega di Busto Arsizio. Pure lui, però, ne ha scoperto l’esistenza da poco grazie a un amico storico dell’arte che gli ha svelato queste segreto. Per fare la prova del 9 ho chiesto a un po’ di amici/colleghi milanesi se conoscevano Castelseprio, ma ho ottenuto solo facce a punto interrogativo. Pare quindi che di questo sito longobardo ne conoscano l’esistenza in troppo pochi.
Vista l’importanza storica, la vicinanza a Milano nonché la mia predisposizione a cercare (e trovare) col lanternino posti poco noti ma meritevoli, ho deciso di parlarne qui sul blog per contribuire, nel mio piccolo, a diffondere il verbo e condividere un po’ di bellezza nostrana meno pop.
Il vicino Monastero di Torba, che possiamo includere nel prezzo per contiguità storica e geografica, è invece già più noto al grande pubblico trattandosi di un bene protetto dal FAI che viene regolarmente pubblicizzato in occasione delle giornate d’autunno o di primavera. Ma un po’ di fama in più non guasta mai.
Relativamente a Castelseprio mi aspetto un picco di popolarità nei mesi a venire poiché proprio nell’estate 2021 è stato avviato un progetto archeologico che prevede scavi e indagini che porteranno anche l’organizzazione di visite guidate e attività con le scuole del territorio. Di riflesso, anche per il Monastero di Torba dovrebbe quindi esserci un bel boost turistico.
Io nel frattempo, in attesa che tutti impazziscano per quest’accoppiata di attrazioni varesotte (occhio, non varesine!) mi porto avanti col lavoro e vi racconto qualcosina ai fini di ingolosirvi un po’. E, come da consuetudine, vi fornisco anche i dettagli pratici per organizzare la gita in giornata perfetta da Milano… senza usare l’auto. Nonché qualche immancabile suggerimento mangereccio. Che volete di più? 😉
Castelseprio
Si tratta di un complesso nascosto nella verdura della valle del fiume Olona tra Varese e Busto Arsizio, laddove quasi tutti i comuni hanno il nome che finisce in ate (Cairate, Rovate, Gornate…). In cima a un’altura di 350 metri slm – che in una situazione normale sono pressoché irrilevanti, ma in questo contesto di piattume geografico non lo sono per niente – sorgono i ruderi di un abitato distrutto nel XIII secolo e oggi protetto da una zona archeologica che, insieme ad altre 6 località italiane, è stata dichiarata dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità una decina d’anni orsono. Catelseprio fa quindi parte del sito seriale Longobardi in Italia: i luoghi del potere (più info qui). Il fatto che l’Unesco ci abbia messo becco dovrebbe già farci capire il tenore del luogo.
L’ipotesi più accreditata porta a pensare che la fondazione del castrum Sibrium risalga al IV-V secolo con scopi difensivi (ecco spiegato perché sorge “così in alto”), poiché quelli erano tempi di grandi migrazioni dei popoli germanici e bisognava stare sempre sul chi va là. Le costruzioni presenti sono a carattere militare, ovviamente, ma anche civile e religioso. E sono proprio queste ultime a destare al giorno d’oggi il maggior interesse, se non altro perché ne “rimangono più pezzi” (arrivo a spiegarvi il perché).
I resti del complesso della Basilica di San Giovanni Evangelista che sorgono maestosi in posizione centrale sono infatti quelli che catalizzano più di tutti l’attenzione del visitatore: qui doveva sorgere qualcosa di veramente importante.
Leggermente fuori dal castrum si trova un altro pezzo forte del complesso: la piccola chiesa di Santa Maria Foris Portas. La struttura si regge in piedi molto bene e, nonostante la prima impressione sia quella di una chiesa anonima e spoglia, nasconde nell’abside un ciclo di affreschi parzialmente conservato e di qualità straordinaria, che narra episodi dell’infanzia di Cristo secondo i vangeli apocrifi. Si tratta di una testimonianza unica nel panorama della pittura altomedievale europea.
Il complesso di Castelseprio venne raso al suolo alla fine del 1200, nel giro di un paio d’anni soltanto. Gli artefici di ciò furono i milanesi che ne decretarono il perpetuo abbandono, fatta eccezione delle chiese, officiate fino al XVIII secolo (qui è spiegato il perché gli edifici religiosi sono quelli meglio conservati del complesso).
Per visitare Castelseprio, nel momento in cui scrivo e in cui sono ancora in vigore delle misure di contenimento della pandemia, è necessario prenotarsi con almeno un giorno di anticipo. In questa pagina trovate giorni e orari di apertura nonché il numero di telefono da chiamare.
Monastero di Torba
Alle pendici dell’altura di Castelseprio si trova l’affascinante Monastero di Torba. Tecnicamente anche lui fa parte del complesso di Castelseprio insieme al quale è iscritto alla lista Unesco e al quale era collegato tramite una strada (il tracciato è ancora percorribile a piedi) ma, a differenza del primo, è un bene gestito dal Fondo Ambiente Italiano. Per l’esattezza, il Monastero di Torba è stato il primo bene FAI in assoluto, donato dalla fondatrice del fondo Giulia Maria Crespi nel 1977 e, quindi, risparmiato a un prevedibile declino. Questo angolo di Medioevo nascosto nel silenzio e nei boschi del Varesotto conserva quindi anche un significato simbolico non da poco!
La storia del Monastero di Torba è piuttosto lunga – il primo nucleo risale addirittura ad epoca romana – e articolata. Tento di riassumerla all’osso (chi vuole approfondire, può farlo qui) limitandomi a dirvi che, nel corso dei secoli il complesso ha assunto diverse funzioni: militare, religiosa e pure agricola. All’interno dei suoi muri sono conservate tracce di un passato fatto di barbari, monache e guerrieri.
Il complesso comprende diversi edifici tra i quali spicca l’imponente torre tardoromana, nata con evidenti scopi difensivi e riutilizzata poi come cappella e mausoleo dalla piccola comunità monastica benedettina che qui si era insediata e, infine, utilizzata dai contadini nel “periodo agricolo” del monastero. Oggi gli affreschi conservati al secondo piano della torre, rappresentano il pezzo forte di tutto il complesso. Oltre ad essere ben conservati, alcuni sono legati a discutibili leggende (tipo quella delle monache volate via).
Per vistare il Monastero di Torba bisogna prenotarsi sul sito del FAI (qui) e selezionare giorno e orario in cui si desidera effettuare la visita.
Volendo, si può fare anche una pausa mangereccia al Monastero di Torba poiché ospita un interessante ristorante (io non l’ho provato ma se lo fate voi lasciatemi nei commenti il vostro giudizio!).
Aggiungo infine che il Monastero di Torba si trova lungo la Via Francisca del Lucomagno, di cui ne costituisce una tappa. Questo cammino, che ripercorre un antico tracciato romano-longobardo, parte da Costanza in Svizzera e, attraversando tutta la provincia di Varese, arriva a Pavia per collegarsi poi con la Via Francigena e quindi puntare su Roma. Un centinaio di km da macinare a piedi o in bicicletta (più informazioni sul sito ufficiale).
Come visitare Castelseprio e il Monastero di Torba senza macchina
Chi non possiede un’auto o preferisce non usarla può raggiungere Castelseprio e il Monastero di Torba in bicicletta, percorrendo la ciclabile lungo il fiume Olona che va Castiglione Olona a Castellanza.
Nel momento in cui scrivo, purtroppo, non ci sono treni che transitano nelle stazioni vicino alla partenza e all’arrivo della ciclabile ed effettuano il trasporto bici. Ma non disperate perché la soluzione ve la do io! 😉
Augurandoci che questo servizio venga ripristinato al più presto (da quanto capisco è una misura introdotta durante il primo lockdown del 2020, mal comunicata e mai più revocata) se volete fare questo giro partendo da Milano città potete prendere uno dei pochissimi treni che consentono il trasporto bici per Busto Arsizio, pedalare fino a Castellanza e da lì imboccare la ciclabile. La fregatura, se così vogliamo chiamarla, è che anche al ritorno dovete prendere il treno da Busto Arsizio e quindi fare la ciclabile due volte. Per fortuna però non è lunghissima (contante un’ora e mezza rilassata in ciascun senso) né particolarmente faticosa (fattibile con una city bike, anche se in alcuni punti sarebbe meglio avere una bici più seria).
Inoltre, potete decidere di non fare la ciclabile sia all’andata che al ritorno ma, in uno dei due sensi, percorrere la strada delle auto che non è eccessivamente trafficata e ci sono dei paesini simpatici da attraversare.
Se state storcendo il naso sul transito da Busto Arsizio (lo so, nell’immaginario collettivo… e anche nella realtà non è una località molto sexy) vi do un ottimo incentivo: fate una capatina in centro alla pasticceria Campi per assaggiare il dolce Polenta e bruschitt… vi farà rivalutare la città!
Leggi anche:
- Cosa vedere a Varese in un giorno;
- Il Sacro Monte di Varese: curiosità e informazioni pratiche sul ;
- Il Castello di Masnago e i suoi affreschi;
- Cosa fare sul lago di Varese.
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Pagina esauriente ed invogliante. Complimenti
Grazie Luigi!
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Buona giornata e buona Pasqua!
Silvia