Capitale europea del riso, Città delle 8 ore e Città dei 7 scudetti, in una sola parola: Vercelli. Una città con un ricco patrimonio artistico e culturale, dove si mangia bene (spoiler: il piatto più famoso della gastronomia vercellese è a base di riso, qui si producono dei biscottini speziati che sono la fine del mondo) e si può trascorrere una piacevole giornata. E se non ci credete, sarò felice di smentirvi. 🙂
Circondata da risaie (bellissime da percorrere in bicicletta quando sono allagate da metà aprile a metà maggio), Vercelli è da sempre un importante centro agricolo e commerciale, principalmente per quanto riguarda il commercio del riso in tutta Europa. Qui si trova inoltre la CRA-RIS già Stazione sperimentale di Risicoltura e delle Coltivazioni irrigue e la Borsa azionaria del Riso più importante d’Italia. Per tutto questo Vercelli non poteva non meritarsi il soprannome di capitale europea del riso, anche se talvolta questo riso si è rivelato amaro (come nel celebre film di De Santis con Silvana Mangano).
E c’entra sempre il riso nel soprannome di città delle 8 ore. È infatti a Vercelli che si raggiunse il traguardo delle 8 ore lavorative, fissando un limite che viene rispettato ancora oggi: dopo diversi scioperi (come quello famoso del 1° giugno 1906) e agitazioni, chi lavorava alla monda del riso ottenne la riduzione dell’orario di lavoro a 8 ore giornaliere. Questa conquista venne poi sancita per legge nel 1919, ma a Vercelli e zone limitrofe c’erano arrivati già da oltre dieci anni (qui un approfondimento).
L’appellativo di città dei 7 scudetti, risale invece al periodo in cui le bianche casacche della Pro Vercelli dominavano il calcio italiano, conquistando ben 7 scudetti tra il 1908 e il 1922 (e con un po’ di fortuna potevano essere di più). La squadra era talmente forte che in un’occasione la nazionale italiana schierò 9 calciatori vercellesi su 11. Si deve tra l’altro al mitico capitano di quella Pro, Guido Ara, il detto “il calcio non è uno sport per signorine”, coniato per giustificare lo stile particolarmente energico del team piemontese.
Soprannomi a parte, se io dovessi scegliere degli aggettivi per descrivere Vercelli userei: ordinata, precisa, sobria e composta. Ma anche sorprendente: è piuttosto diffusa l’idea che in città non ci sia nulla da vedere, ma non è affatto così!
Devo ammettere che la visita di Vercelli per me è nata un po’ come un ripiego: avendo già più o meno visto tutte le città raggiungibili in treno in giornata da Milano, non mi rimaneva che lei (a dirla tutta, c’ero già transitata per qualche ora in passato e mi aveva incuriosito ma, per un motivo o per l’altro, avevo sempre rimandato la gita).
Son partita un po’ dubbiosa, perché in rete non avevo trovato molto materiale, ma mi son dovuta ricredere presto. E io amo quando mi devo ricredere a questo modo. 🙂
Vercelli si raggiunge facilmente in treno sia da Torino (54 minuti, biglietto solo andata 6,35€) che da Milano (53/55 minuti, biglietto solo andata 7,55€). Il centro storico -piccolino e raccolto- è vicinissimo alla stazione ferroviaria e si gira a piedi. La meta ideale per una gita in giornata dal capoluogo piemontese o lombardo, senza troppo sbattimento. L’unica cosa da tenere bene in considerazione sono gli orari di apertura delle attrazioni, ma nell’itinerario che vi propongo ho cercato di incastrare tutto per benino. 😉
Scommetto che vi starete chiedendo come fare a far passare una giornata intera a Vercelli, e non vi nascondo che me lo sono chiesta anche io prima di andare, ma se vi fidate di me vi organizzo io tutta la giornata dalla mattina alla sera, comprensiva di tappe golose e curiosità, esattamente come vi ho abituato/viziato fino ad oggi! 🙂
Una volta tanto però non vi faccio alzare all’alba: prendetevela (un po’ più) più comoda ma fate in modo di essere alle 10/10:30 del mattino operativi a Vercelli, il che significa partire da Torino o Milano verso le 9/9:30.
Scegliete una giornata autunnale o invernale, volendo anche primaverile e preferibilmente col sole. L’estate è senza dubbio da evitare: tra caldo, afa e zanzare la visita si trasformerebbe in un tour infernale e, soprattutto, non si riuscirebbe a godere appieno della gastronomia locale che dà il suo meglio col freddo (un bel piatto di panissa -poi vi spiego cos’è- o un fritto misto piemontese riscaldano corpo e cuore quando le temperature sono basse, io con 40° all’ombra eviterei).
Pronti? Cominciamo!
Dove fare colazione a Vercelli
Arrivate quindi a Vercelli con calma e, se riuscite, senza aver fatto colazione perché la prima tappa è la storica pasticceria Taverna & Tarnuzzer, nella centralissima piazza Cavour, che da 130 anni delizia il palato dei vercellesi. Se è bel tempo, aggiudicatevi un tavolino nel piccolo dehor fuori così, mentre sorseggiate un buon caffè e mangiate una monoporzione di torta tartufata (specialità di Vercelli) e/o qualcuno degli eccezionali amaretti della casa, potete cominciare ad ammirare la bellezza della piazza e pensare che, tutto sommato, non è stata una brutta scelta quella di venire a Vercelli.
Piazza Cavour
Con un bel po’ di zuccheri in circolo, cominciamo a fare sul serio e andare quindi alla scoperta della città. Piazza Cavour, dicevamo.
Sorta sul luogo dove forse un tempo sorgeva l’antico foro romano, oggi rappresenta il cuore e il salotto buono della città. È intitolata a quel Camillo Benso che tanto ha fatto per dare prestigio al vercellese (a lui si deve, ad esempio, la realizzazione del Canale Cavour che ha permesso una migliore coltivazione del riso nella zona e nel Nord Italia in generale) e la sua faccia paffuta osserva i passanti nel bel mezzo della piazza dal monumento realizzato da Ercole Villa che lo vede protagonista. Lo statista è rappresentato nell’atto di esporre il suo concetto intorno all’ordinamento del Regno d’Italia. Ai suoi piedi ci sono due statue allegoriche realizzate da Giuseppe Argenti che rappresentano una l’Agricoltura, con in in mano i frutti della terra, e l’altra il Commercio, che auspica il libero mercato.
Alcuni tra gli edifici che si affacciano su piazza Maggiore -così era identificata la piazza fino al 1864- sono tra i più antichi della città e tutti sono porticati. Se osservate con attenzione, nel lato nord (quello di Taverna & Tarnuzzer per intenderci) noterete che le varie sezioni di portici sono collegate tra loro da coperture: un indizio che ci porta a pensare che questo lato della piazza fosse quello della nobiltà vercellese che poteva transitare da qui senza bagnarsi anche durante le giornate di pioggia.
Sempre sul lato nord svetta la bella Torre dell’Angelo (dovete spostarvi al centro della piazza per vederla), una delle tante torri che caratterizza lo skyline di Vercelli e che la rende una delle pochissime città turrite del Piemonte. È talmente riconoscibile che ad oggi è a tutti gli effetti uno dei simboli della città. Ci sono diverse leggende legate alla torre e al suo nome. Una, ad esempio, narra che un angelo abbia salvato una persona in procinto di cadere dalla costruzione, un’altra racconta che un angelo abbia salvato la torre stessa dal crollo in quanto le sue basi strutturali non erano molto solide. Beh, un angelo a quanto pare c’entra sempre: in qualche modo riusciamo a spiegare il nome della torre!
Un’ultima curiosità sulla piazza prima di procedere oltre: pare che un tempo qui sorgessero tre piccole chiese, una a ridosso dell’altra, che vennero “fuse” insieme in un’unica chiesa più grande che però oggi ha lasciato spazio… a una banca! Ma si intuisce lo stesso che prima al suo posto c’era dell’altro.
Il centro storico di Vercelli
Poiché gli orari di chiese e musei non sono generosissimi (alle 12, se non prima, chiude tutto), suggerisco di dedicare il resto della mattinata a gironzolare per il centro e di “smarcare” le attrazioni che si possono vedere da fuori, mentre il pomeriggio agli interni. Prima di pranzo però facciamo un salto alla basilica di Sant’Andrea, l’unica attrazione della città che fa orario continuato.
Il giro per la città è più o meno libero, vi accorgerete presto che il centro è talmente piccolo che non serve avere un itinerario ben definito da seguire né una tabella di marcia serrata. Vi segnalo soltanto quelle che sono le “cose” che bisogna fermarsi assolutamente a guardare.
L’Antico Broletto
Si trova proprio dietro piazza Cavour in piazza Palazzo Vecchio o piazza dei Pesci (qui un tempo si svolgeva il mercato ittico).
L’Antico Broletto, che tanto antico non sembra nemmeno dopo i recenti restauri, ha ospitato la sede del Comune dal 1300 fino ai primi anni dell’Ottocento, quando il Municipio venne trasferito nell’ex convento dei Barnabiti.
Dal centro della piazza si scorge la torre del Broletto (o torre di Città) che, oltre ad essere la più antica torre di Vercelli, è associata a una curiosa leggenda. Si narra che attorno alla torre volteggino le anime di personaggi vercellesi illustri passati a miglior vita, sotto forma di fiammelle blu. E se qualcuno, tra i personaggi illustri dei giorni nostri, dovesse vedere uno spazio libero nella fila di fiammelle… significherebbe che la sua ora è arrivata :-/ Ma se non siete illustri, non preoccupatevi: significa che siete soltanto un po’ ubriachi! Potrebbe però capitarvi di vedere qualcuno che, passando di lì col buio, si copra il volto con le mani: non prendetelo per matto, è soltanto un personaggio illustre che cerca di evitare di “vedere”!
La Sinagoga
Nella stretta via Foà, dove un tempo sorgeva il ghetto di Vercelli, c’è la sinagoga. Molto bella da vedere anche solo dall’esterno, con la sua grande facciata un po’ costretta nel vicolo, a bande bicolori in pietra arenaria bianche e azzurre abbellita da merlature e torrette con cupole a cipolla che danno un tocco più esotico. La presenza di una comunità ebraica in città è documentata da metà Quattrocento, ma è soltanto con l’emancipazione degli Ebrei sancita da Carlo Alberto nel 1848 che aumenta parecchio, tanto da richiedere la costruzione di un vero e proprio Tempio al posto del modesto edificio che la ospitava. È così che l’architetto Giuseppe Locarni progetta un grande Tempio in stile moresco in grado di ospitare oltre 600 persone, che venne inaugurato nel 1878. Io purtroppo non sono (ancora) riuscita a visitarla all’interno, perché gli orari di apertura sono limitati, ma già da fuori vi assicuro che merita!
Il Castello Visconteo
Altro edificio che va visto da fuori è l’imponente Castello Visconteo in piazza Amedeo IX. Edificato nel 1290 per volontà di Matteo I Visconti, divenne poi residenza sabauda, residenza del Governatore Militare e, infine, carcere e sede del Tribunale a partire dal 1838. Quest’ultima funzione la ricopre ancora.
Museo della Famacia Picciòla
Questa chicca, situata in via Galileo Ferraris 24, è purtroppo molto difficile da riuscire a visitare e solitamente accoglie soltanto gruppi, e non anche i visitatori singoli. Io vi lascio comunque il numero di telefono 0161.251607, qualora voleste provare a chiamare e chiedere (io non sono riuscita a parlare con nessuno nei tentativi che ho fatto, ma magari voi siete più fortunati).
Ci sono 6 sale espositive in cui è raccontata l’evoluzione della farmacia nel corso di 200 anni di storia. Gli oggetti esposti sono oltre 2000 tra alambicchi, mortai, pestelli e altre cose curiose che servivano per svolgere la professione farmaceutica. C’è pure un coccodrillo imbalsamato appeso alla volta del soffitto della sala adibita a laboratorio… Se riuscite a visitarlo prima di me (ci riproverò, promesso!), dovete poi raccontarmi tutto!
ARCA
Una vecchia chiesa, quella di San Marco, sconsacrata e convertita in polo espositivo in cui vengono ospitate interessanti iniziative culturali, una struttura molto moderna all’interno di un edificio antico del quale si possono ancora ammirare i vecchi affreschi sulla volta: questo è ARCA. È bello il contrasto vecchio/nuovo che si crea in questo luogo, peccato che si possa visitare soltanto se ci sono delle mostre o esposizioni in corso. Si trova in piazza San Marco 1, sempre in pieno centro ma in una posizione leggermente defilata.
Targa nel comune
Ricordate quando nella introduzione vi dicevo che Vercelli è chiamata anche città delle 8 ore? Nel cortile del palazzo civico la faccenda è documentata con una lapide a ricordo delle conquiste sindacali delle Mondariso. Il 1° giugno 1906 è una data da ricordare per Vercelli… ma anche per tutta Italia!
Il centro storico di Vercelli tra torri e palazzi
Passeggiando liberamente per il centro della città noterete le tante torri a cui ho già fatto cenno prima nonché eleganti palazzi con raffinati particolari che ne abbelliscono le facciate. Tra questi, di certo degno di nota è Casa Centoris al n. 204 di corso Libertà (se riuscite a intrufolarvi nel cortile interno, fatelo: è in stile bramantesco e molto, molto bello). Lì vicino c’è il Volto dei Centori, uno stretto e fotogenico vicolo in parte coperto conosciuto anche come la Contrada degli Spazzacamini.
Basilica di Sant’Andrea
Maestosa. Questa è la prima parola che viene in mente pensando a Sant’Andrea, il monumento simbolo della città. Fondata nel 1219 e completata nel 1227 è un esempio precoce di architettura gotica italiana, ispirato a modelli cistercensi, in cui elementi romanici e gotici si fondono esemplarmente insieme.
L’ho tenuta come ultima cosa da fare prima di andare a pranzo sia per concludere la mattinata col botto ma anche perché, come accennato prima, è l’unica attrazione che fa orario continuato e che si può visitare sempre, ad eccezione di quando si svolgono le funzioni religiose.
Prima di entrare vi invito però a fare un giro tutt’intorno, tanto per farvi un’idea della grandezza. E, sempre dall’esterno, buttate anche un occhio sul dirimpettaio Salone Dugentesco, ossia l’antico spedale militare costruito più o meno negli stessi anni della basilica. Era nato come luogo di ricovero e accoglienza per viandanti e pellegrini che transitavano da Vercelli mentre percorrevano a piedi la via Francigena che, se non l’ho ancora detto, passa proprio da qui.
Infine (poi vi giuro che vi faccio entrare!) cercate di trovare la targa dedicata a un passo della Divina Commedia, collocata sul fianco dell’edificio davanti alla basilica: Vercelli è la città piemontese a cui Dante dedicò maggiore attenzione.
E adesso entrate finalmente in chiesa. L’aggettivo maestosa non viene smentito, anzi. È poco decorata, come imponevano gli standard dell’epoca, ma non dà per niente l’impressione di essere un posto spoglio.
Passate poi a visitare il delizioso chiostro da cui si intravedono il campanile e le torrette della facciata.
Fame? Adesso si va a mangiare!
A pranzo un bel piatto di panissa
Durante una visita di Vercelli non si può non assaggiare la panissa, il piatto tipico che, nonostante il nome, non ha nulla a che vedere con l’omonimo ligure. Zero proprio. La panissa vercellese è un piatto a base di riso (avevate dubbi?) a cui si aggiungono fagioli, salam d’la duja (un insaccato locale) e cotica di maiale. Una sorta di risotto, insomma… ma non proprio (qui la mia disquisizione sulla differenza tra panissa di Vercelli e paniscia di Novara).
Vi segnalo un posto carino e non particolarmente costoso (al netto dei 3€ di coperto :-/) in cui assaggiarla: il ristorante Vecchia Brenta in via Morosone 6. NB se volete assaggiare la panissa (dovete!) accertatevi che il ristorante in cui volete andare la faccia, non è detto che la preparino tutti i giorni, anche se probabile.
Prendetevela comoda perché la pausa pranzo a Vercelli dura un po’: prima delle 15 diverse attrazioni non sono ancora aperte.
Nel pomeriggio da visitare c’è: la Cattedrale, la chiesa di San Cristoforo e il museo Borgogna. Fatelo nell’ordine che preferite, dando solo un’occhiata preventiva all’orario delle messe per non trovarsi in chiesa proprio in quel momento.
Prima di procedere vi informo però che a Vercelli ci sono anche degli altri musei da visitare (il Museo Leone, il MAC Museo Civico Archeologico, il Museo del Tesoro del Duomo e la Biblioteca Capitolare in cui è custodito il Vercelli Book, un codice manoscritto in pergamena in lingua anglosassone antica tra i più famosi al mondo, che però viene esposto solo eccezionalmente), ma per non mettere troppa carne al fuoco e rischiare di fare tutto di fretta, ne ho selezionato soltanto uno per questo itinerario.
La Cattedrale Metropolitana di Sant’Eusebio
Il Duomo, anch’esso maestoso, è dedicato a Sant’Eusebio, primo vescovo del Piemonte e patrono della città. È il principale luogo di culto di Vercelli e sorge nei pressi del posto in cui è stato sepolto Sant’Eusebio.
Nel suo ampio e luminoso interno sono custodite diverse opere d’arte tra cui spicca il monumentale crocifisso posto davanti all’altare. Realizzato nell’anno Mille per volere del vescovo Leone, si tratta di una croce in legno ricoperta da una sottile lamina d’argento sbalzato e oro. Notate la cura con cui è stata realizzata la figura di Cristo, davvero impressionante. Il prezioso crocifisso è stato vittima di un grave atto vandalico avvenuto nell’ottobre del 1983, per fortuna dopo un lungo e laborioso restauro è stato rimesso a posto e gli è stato restituito l’antico splendore.
Chiesa di San Cristoforo
Un vero e proprio gioiellino della città è la piccola ed eccezionale chiesa di San Cristoforo. Se da fuori può non dire niente, quando si entra che lascia senza parole: non a caso è stata soprannominata la Cappella Sistina di Vercelli.
L’interno è completamente affrescato e le opere di maggior rilievo sono quelle attribuite alla mano di Gaudenzio Ferrari, uno dei maggiori esponenti dell’arte rinascimentale italiana. Il Ferrari lavorò nella chiesa di San Cristoforo dal 1529 al 1534 e anche se non è riuscito a fare tutto quello che aveva inizialmente pattuito col committente, l’insieme delle sue opere formano un qualcosa di grandioso.
Museo Borgogna
E adesso è il turno del Museo Borgogna, classificato come la seconda pinacoteca del Piemonte anche se a Vercelli ci tengono (giustamente) a ribadire che definirlo pinacoteca non è del tutto corretto poiché si tratta di una vera e propria casa museo.
Il museo, ops… la casa museo, è intitolata ad Antonio Borgogna, avvocato, facoltoso di famiglia, grande amante dell’arte e dei viaggi. Durante il corso della sua vita, che dedicò prettamente al collezionismo quando ereditò il patrimonio di famiglia, raccolse un numero impressionante di opere d’arte, che oggi possiamo vedere esposte in quella che era la sua dimora. Il museo è strutturato su tre piani e, particolarmente nelle sale al piano terra, si nota l’impostazione di casa museo e si possono ammirare degli oggetti davvero curiosi! Il resto del museo, invece, ha l’impostazione “classica” delle pinacoteche. Ci sono tantissimi quadri interessanti, quelli che mi hanno colpito di più sono uno che ritrae le mie amate isole Lofoten (soggetto che non mi era mai capitato di vedere dipinto prima di visitare il Museo Borgogna) e le mondine al lavoro nelle risaie di Morbelli, opera che ben si contestualizza nel vercellese.
Se potete prendete parte a una visita guidata.
Il museo (aridaje, la casa museo!) è aperta tutti i giorni tranne il lunedì, dalle 14:30 alle 18. Il sabato e la domenica apre alle 14, e sempre la domenica è aperto anche al mattino dalle 10 alle 12:30. Il prezzo del biglietto intero è di 10€. SITO UFFICIALE
E adesso liberi tutti!
Valutate se visitare un altro museo, se gironzolare ancora un po’ per il centro o se prendere un aperitivo in piazza Cavour.
Non dimenticatevi però una cosa importante prima di rientrare, ossia comprare una confezione di bicciolani, i biscotti tipici di Vercelli alle spezie (ve ne ho già parlato qui). Per me sono buonissimi, ne vado matta! Vi porto a comprarli alla pasticceria Follis in corso Libertà 164, un’altra bottega storica della città, dove li fanno dal 1904 sempre con la stessa ricetta!
NB Al piccolo ufficio turistico son super disponibili: tutte le informazioni che possono servire per visitare la città e esplorare i dintorni ve le forniranno! 🙂 Si trova in corso Garibaldi 90 a due passi dalla stazione.
Leggi anche:
- Che differenza c’è tra la panissa di Vercelli e la paniscia di Novara?
- Da Novara a Vercelli in bicicletta, attraversando le risaie
- I bicciolani di Vercelli
- Storie, curiosità, tradizioni e cose belle da vedere in Piemonte
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Da Wikipedia: “Il nome ‘nduja è collegato ad altri due particolari tipi di insaccato costituiti da carne e spezie, il piemontese salam dla doja e la francese andouille, da cui la ‘nduja prende il nome[1]. Tutti questi termini traggono origine dal latino “inductilia” («cose pronte per essere introdotte», da “inducere”).”
Grazie per la verve descrittiva.
Ho intenzione di visitare a breve Vercelli e la tua guida sarà indispensabile.
Ciao Marco,
grazie a te per il commento e goditi Vercelli!
Buona serata,
Silvia
Da Vercellese grazie di cuore. Un articolo bellissimo, ricco di particolari e scritto con uno stile brillante. Hai citato in sintesi i luoghi e i locali più belli. Brava!
Ma grazie Andrea, mi fa super piacere sapere che hai apprezzato il mio articolo! 🙂
Bellissimo articolo e utilissima giuda per un tour cittadino mordi e fuggi ma piuttosto esaustivo. Da vercellese, non avrei saputo fare di meglio. Ci sono altri piccoli e grandi tesori nascosti qua e là per città, ma, come avrai ben compreso, qui a VC non siamo bravi a valorizzare le bellezze del territorio….ti hanno detto che nelle cantine di un condominio esiste ancora il porto canale di origine romana? Ovviamente non è visitabile…se non suonando al citofono di qualche condomino accondiscendente! Complimenti ancora e auguri per i prossimi tour
Grazie mille Rudy, sto arrossendo! 🙂
No, la cosa del condominio non la sapevo… interessante! Se hai altre curiosità da raccontarmi, su Vercelli e dintorni, le ascolto super volentieri. Dato che la città mi è piaciuta molto, tornerò sicuramente e mi piacerebbe andare a caccia di curiosità!
Certo, con piacere. Quando sei in zona fammi un fischio (meglio una mail) e arrivo!
Fantastico! Grazie mille allora e buona giornata 🙂
Non so cos’altro aggiungere ma da musicista mi piacerebbe solo ricordare che Vercelli è sede del famosissimo e prestigiosissimo Concorso Viotti
Quando viaggiavo per cantare nei vari teatri di tutto il mondo alla parola Vercelli tutti dicevano subito Concorso Viotti
Grazie molto
Ciao Simona, grazie mille per il tuo commento! Hai aggiunto una curiosità interessante al mio articolo 🙂
Brava,un giro veloce..merita ,però, fermarsi a Vercelli qualche giorno in più…
Ciao Ferdinando,
se hai qualche suggerimento ti ascoltiamo tutti volentieri!
Buona giornata,
Silvia
Grande simo!
Senza contare che è sede universitaria, come Università del Piemonte Orientale con corsi unici in tutta Italia
Mi dispiace contraddirvi, dati alla mano: la capitale europea del riso è Pavia (circa 80mila ettari), non Vercelli (circa 70mila). A Pavia ha sede l’Airi, industriali risieri italiani, e in provincia industrie come Riso Scotti, Riso Gallo e Curti Riso
Buongiorno Umberto, grazie per il commento. Girando sul web, da Wikipedia in giù, vedo che Vercelli è sempre stata definita la “Capitale europea del riso”, al di là dei numeri sulla coltivazione e sulla produzione del riso in Italia. Si tratta di un appellativo, non di un titolo ufficiale, che ovviamente non toglie nulla a Pavia e alla sua provincia. 🙂
Grazie e buona giornata
Silvia
Spiacente, ma nonostante il Suo impegno messoci nel redarli, boccio molti dei lunghi e finanche noiosi consigli.
Senza rancore …
Buongiorno BeCareful,
grazie per il commento.
Mi spiace che non abbia apprezzato il mio articolo, ma non ho la pretesa di piacere a tutti. 🙂
Buon Ferragosto
Silvia
da Vercellese grazie di cuore … bellissimo articolo. I posti citati sono tra i più belli. aggiungerei vicino alla parte dell’ex ospedale di andare a visitare il chistro di San Pietro Martire che si trova all’interno dell’area denominata PISU (ex ospedale, quella della prima foto nel tuo articolo) era il reaprto di ostetricia dove nascevano i bambini quando c’era l’ospedale. la chisesa al momenton non è visitabile am lo scorcio è molto bello.
Ciao Gabriella,
son molto contenta che tu abbia apprezzato l’articolo! E grazie mille per il contributo!
Buona giornata,
Silvia
Mi stanno anche Vercelli, fa vedere!!
Segno*
Ottima scelta! 😉
Grazie mille per questo articolo e per tutti gli altri che hai scritto sulle città da visitare nei dintorni di Milano! Oggi volevo fare un giretto a Vercelli e mi è tornato molto utile, sicuramente vi farò di nuovo riferimento per un’altra volta che ci andrò, seguendo tutto l’itinerario e assaggiando le specialità culinarie del luogo!
Ma grazie Anto, il tuo commento mi ha svoltato la serata! 🙂
Son davvero molto felice che ti sia stato utile.
Lato mio cercherò di scrivere altri articoli: ne ho tanti in mente ma sempre troppo poco tempo a disposizione.
Ti auguro una buona serata e un 2020 pieno di felicità e… bellissime gite in giornata!
Silvia
Grazie per le informazioni utili e sopratutto precise
Felice di sapere che il mio articolo ti è stato utile. 🙂
Buona giornata,
Silvia
Interessante guida per visitare la città prossimamente, almeno spero.
Mi permetto solo di correggerla sul punto “città turrita” unica in Piemonte. Anche ad Asti le torri sono numerose. Cordialmente
Grazie del contributo Margherita. In molti articoli che ho letto si parla di Vercelli come “unica” città turrita del Piemonte ma, effettivamente, anche ad Asti ci sono diverse torri.
Ci auguriamo tutti di poter riprendere a visitare le nostre bellissime città al più presto, ma serve avere ancora un po’ di pazienza.
Buone feste,
Silvia
Ciao!
Sto organizzando una gita a Vercelli e questo articolo mi è stato molto utile! 🙂
Unico appunto, “street view-tando” mi sembra che Palazzo Centoris non si trovi al numero 106 di corso Libertà ma al 204 (e lì vicino il vicolo Volto dei Centori).
P.S. grazie anche per la chicca del Museo della Famacia Picciòla, sono un’appassionata di queste cose e mi ingegnerò senz’altro per riuscire a farci una capatina
Ciao Ilaria!
Sono molto contenta di sapere che il mio articolo ti sia utile, e grazie della precisazione sul numero civico!
Se riesci a vedere il coccodrilo imbalsamato, mandami una foto: io purtroppo non sono mai riuscita nonostante abbia transitato da Vercelli diverse volte…
Grazie e buona settimana,
Silvia
buongiorno, mercoledi 3 andrò a Vercelli per un pranzo ma voglio visitare qualche luogo interessante e ho cercato informazioni. ne ho trovate a bizzeffe! giovedi scriverò osa ho fatto. per ora mi e utile. grazie
Ciao Carolina,
grazie mille per il tuo commento. Non vedo l’ora di leggere le tue impressioni su Vercelli! 🙂
Buona serata,
Silvia
Giusto domani ho in programma di visitare Vercelli e cercavo informazioni. In questo articolo ho trovato già tutto quello che serve! Grazie 🙂
Ciao Walter,
felice di sapere che hai trovato utile il mio articolo!
Grazie per il commento e buon giorno a Vercelli,
Silvia
Ciaooo Silvia! 🙂
Qualche giorno fa sono stato per la mia prima volta a Vercelli e grazie al tuo articolo sono riuscito a costruirmi un itinerario che mi ha permesso in un giorno di vedere tantisssssssime cose.
Da dove cominciare, sicuramente dai dolci della pasticceria Taverna e Tarnuzzer in piazza Cavour. Ancora sento nella mia bocca il sapore di quelle prelibatezze, e avevi proprio ragione la torta tartufata è fenomenale. La cameriera mi ha confidato che il vero vercellese doc non la mangia mai a colazione ma solo dopo pranzo o cena.
Lungo le vie del centro ho potuto ammirare lo stile architettonico di molti edifici storici e che dire delle chiese una più bella dell’ altra.
Quella che mi è piaciuta di più il duomo di Sant’ Eusebio.
Ho anche avuto la fortuna di visitare la sinagoga e per farlo qualche giorno prima della mia gita ho scritto a quest’ e-mail:[email protected].
Mi hanno comunicato i giorni e orari delle visite guidate e ho scelto.
Biglietto 5 euro durata 1 ora circa.
La visita è stata molto interessante e istruttiva si parla della storia della comunità ebraica di Vercelli dal medioevo ad oggi, com’ è avvenuta la costruzione della sinagoga e gli oggetti di culto presenti all’ interno e il loro significato.
Per finire in bellezza è lui o non è lui ma certo che è lui il museo Borgogna.
Dipinti, mobili e sculture che mi hanno lasciato senza parole e mi hanno ricordato di quanti tesori preziosi abbiamo in Italia.
Una cosa è certa tornerò a Vercelli, la prima ragione è perchè non ho visitato due musei, la seconda è perchè non sono riuscito a salire in cima alla torre dell’ Angelo (non so neanche se è possibile). E terza ragione la più importante non ho mangiato la panissa.
Curiosità Silvia, sul tuo blog ho notato tantissime città con itinerari da un giorno e ho visto che non sei ancora stata nella piccola Roma cioè Aosta.
La mia città natale quando ci farai una capatina?
Ciao Alex,
wow grazie mille per il tuo commento! 🙂
Son molto felice sapere che il mio itinerario ti sia stato d’aiuto e ti ringrazio infinitamente per le integrazioni che hai fatto, saranno sicuramente utili ad altri lettori!
Sì, lo so che il vercellese la torta tartufata la mangia dopo i pasti ma, avendo poco tempo a dispozione e volendo assaggiare TUTTO 😀 la suggerisco a colazione.
Per quanto riguarda Aosta, ci son già stata diverse volte, l’ultima pochi giorni prima del primo lockdown del 2020. È una città che ho amato tanto e avevo già iniziato ad imbastire un articolo a lei dedicato però, poi non son più riuscita a portarlo avanti ed essendo passato troppo tempo da questa ultima visita, alla fine ho rinunciato. Spero di tornare per rinfrescarmi un po’ le idee e riuscire, finalmente, a realizzare l’itinerario di un giorno per il mio blog!
Grazie ancora e buona giornata,
Silvia
Grazie per le preziose indicazioni. Abbiamo passato una bella giornata in giro per Vercelli.
Ciao Barbara,
grazie mille per il commento.
Son molto felice di sapere che i miei consigli ti siano stati utili! 🙂
Buona giornata e buon weekend,
Silvia