Il titolo di questo post è forse un po’ pretenzioso però, colta da una ventata di nostalgia per la mia splendida città, ho preso in mano carta e penna (vabbè in senso figurativo) per scrivere una sorta di dichiarazione d’amore nei confronti della mia città, sulla quale ho scritto (per ora) vergognosamente troppo poco in questo blog. Città che amo alla follia, nonostante non ci abiti più da una decina d’anni e che mi fa battere forte il cuore ogni volta che ci torno. Probabilmente non usciranno da questo post parole belle come quelle di De André che, per vedere Genova con occhio nitido, ha dovuto come me (o io come lui?), staccarsene per un po’. Però, se quello che conta è il pensiero, credo di avere diritto anche io a far sentire la mia voce. Liberi di proseguire o meno nella lettura 🙂
Anche se sei un po’ cattivella, cara la mia Genova, io ti amo lo stesso. Mi hai costretto a prendere armi e bagagli alla volta di un’altra città perché da un punto di vista lavorativo non è che offri tantissimo ma, sia ben chiaro: io non ti ho tradito, sei tu che hai fatto di tutto per farmi andare via. Ma su una cosa puoi star certa: prima o poi torno.
Scusate la divagazione, ora ritorno fra di voi. Perché amo Genova (e perché tutti voi dovreste amarla)?
Con un po’ di sano campanilismo mi sento di dire che ci sono almeno 1000 motivi per amare questa città (almeno, eh). Voglio però essere il più sintetica possibile, rosicchiando la bistecca fino all’osso ed esponendovi nelle righe che seguono i miei 3 principali motivi per amare Genova.
Tra caruggi e crêuze
Un centro storico da far paura, ovviamente nella sua accezione positiva. E guai a chi si azzarda a fare battute scontate sui vicoli del centro storico di Genova: sono stati ribaltati come calzini e messi a posto già da tempo. Sì, ok “graziose” in abiti succinti se ne vedono ancora ma, oltre a non dar fastidio a nessuno e fare il loro “mestiere” in pace, si vedono solo in alcuni vicoli più periferici.
Dicevo, un centro storico da far paura (per chi non lo sapesse: è pure il più grosso di tutta l’Europa). Un labirinto di caruggi, palazzi principeschi, piazze, chiese, edicole (quelle votive, non sto parlando di chioschi di giornali!). E poi tutti quei locali storici, piccole botteghe grosse poco più di una stanza in cui si nasconde l’anima della città. Tantissime storie che cominciano nella notte dei tempi e raccontano di mestieri tramandati di padre in figlio fino ai giorni nostri. Talvolta a Genova il tempo non sembra essere passato.
Mare, mare, mare
Il mare. Dico mica poco. Potrei anche non aggiungere altro, tuttavia farò un piccolo sforzo.
Oltre al vantaggio di avere in estate le spiagge a portata di mano, senza dover trascorrere ore di coda in autostrada come torinesi e milanesi, il mare a Genova è a disposizione tutto l’anno e, proprio quando la massa se ne rimane a casa, il mare dà il meglio di sé e regala emozioni che in una città senza mare non si possono percepire. Una semplice passeggiata al Porto Antico o a Boccadasse anche in inverno, regala un sorriso. La vicinanza al mare porta di conseguenza umidità e vento (voi non avete idea di cosa dovevo inventarmi per tenere la piega ai capelli quando abitavo a Genova), ma allontana anche il senso di claustrofobia che si può avere altrove. Vivendo sul mare l’orizzonte non sembra poi così lontano.
La focaccia, quella con la F maiuscola
E poi c’è la focaccia. Che buona come a Genova non si trova da altre parti. Talvolta anche nel resto della Liguria si fa fatica a trovarne “fatta come si deve”.
Vunta all’esagerazione, croccante al punto giusto ma al tempo stesso morbida e delicata. Il privilegio di inzupparla nel caffelatte è riservato a pochi intenditori, che ne sanno apprezzare il valore e godono nel vedere le chiazze di unto formarsi nel liquido rimasto in tazza (NB per i profani: diffidate delle imitazioni e leggete la guida su come si riconosce una buona focaccia genovese).
L’odore di focaccia si diffonde negli stretti vicoli del centro storico e basta seguire la scia per trovare il forno in cui è appena stata sfornata. E mangiata appena sfornata, è maledettamente buona.
E se è vero che quelli che hanno visto Genova hanno “la faccia un po’ così”, dovreste vedere la mia ora, con la lacrimuccia che scende dall’occhio e percorre tutta la guancia prima di morire rovinosamente sul tavolo. Meglio se vado a farmi una passeggiata.
Leggi anche:
- Qual è la focaccia più buona di Genova?
- Cosa vedere a Genova in un giorno
- Cremeria Buonafede a Genova: dove mangiare la panna (e la panera) più buona della città
- Genova dall’alto (con una granita siciliana in mano)
- Storie, curiosità, tradizioni e cose belle da vedere a Genova e in Liguria
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Leggi i commenti (8)
Che bell articolo!! Da altro genovese temporaneamente prestaro alla Pianura Padana posso solo agguungere una cosa che di cio che scrivi é l' espressione sintentica di vicoli mare e ...fugassa..:
Gli Zeneizi!!!
W LA SUPERBA E RUMOROSA GENOVA!!!
Ciao Marco,
grazie per il commento!
Adesso che sei "prestato" alla pianura padana, allora ti aspetto a Milano :-)
O ci rivedremo a Genova a bere una granita con panna a Castelletto (possibilmente non durante una grandinata come la volta scorsa!)
Brava, mi hai commosso!
Grazie Francesco :-)
Ma, a dirla tutta, è Genova che commuove. Soprattutto se sei costretto in "esilio" da qualche altra parte e pensi a lei...
Genovese anch'io trasferita da oramai 18anni nel grigiore della Pianura Padana. Condivido tutto quello che scrivi; ogni volta che torno a Genova é d'obbligo per me pellegrinaggio a Boccadasse in ricordo dei bei tempi , passeggiando con un bel pezzo di focaccia in mano. Grazie per questo post mi ha fatto riaffiorare tanti ricordi!
Mari
Mari, se uno dei prossimi weekend vedi a Boccadasse una con un bel pezzo di focaccia in mano che si guarda intorno commossa bhè... quella sono io! :-)
AVREI MESSO LA FOCACCIA AL PRIMO POSTO!!! =)
anche io sono fuggita, ma un giorno cara zena tornero'!
(italiana in nuova zelanda)
Non è propriamente una classifica Ines, ma solo 3 motivi per cui non si può non amare la nostra città. Il minimo sindacale, insomma :-)
E comunque sì, la focaccia è probabilmente la cosa che manca di più quando si è via. Tra l'altro dall'altra parte del mondo è difficile trovare anche solo che qualcosa di simile... Ma troverai sicuramente altro che ti farà sentire a casa, ne sono certa :-)