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Cosa vedere a Reggio Emilia in un giorno


Reggio Emilia è una città che negli ultimi anni si è messa in gioco ed è stata in grado di rivalutarsi parecchio: oltre a essere diventata leader nell’ambito dei servizi per l’infanzia (ricordiamo che a Reggio e provincia si trovano gli asili nido migliori del mondo e che vengono insegnati da ogni dove per carpirne i segreti del successo), ha saputo valorizzarsi parecchio anche da un punto di vista turistico, nonostante non possegga la popolarità delle città vicine.
Si è difesa molto bene, insomma. E io sono più che felice di potervene parlare a modo mio, ossia intervallando le attrazioni maggiori a quelle piccole curiosità che però raccontano molto di un posto. Ricordandovi però che è bello semplicemente camminare per Reggio Emilia, seguire un po’ a caso l’istinto e perdersi tra le sue viuzze acciottolate.
E poi, ovviamente, includerò anche qualche dritta golosa: tranquilli che a pancia vuota non vi lascio, in Emilia sarebbe un sacrilegio! 😉

Se si parla di Reggio Emilia una breve (giuro!) intro storica è doverosa, tanto per inquadrare meglio questa città dalle mille risorse. Non starò a parlarvi di Reggio Emilia dalla notte dei tempi, lo hanno già fatto in tanti e sicuramente meglio di come lo potrei fare io, ma vorrei solo soffermarmi su quella che è stata una tappa fondamentale per la creazione dello stato italiano. È a Reggio Emilia che è nata la bandiera italiana, quando i rappresentanti della città, insieme a quelli di Modena, Bologna e Ferrara, proclamarono il tricolore bianco, rosso e verde come vessillo della Repubblica Cispadana. C’è poi tanta altra storia da raccontare, ma tutto ha avuto inizio qui.

Vi propongo di seguito un itinerario tra storia e curiosità (qui la mappa) da fare in tutta tranquillità in una giornata. Se di sole, meglio 🙂

Calatrava e la Reggio Emilia avveniristica

Cominciamo con la Reggio Emilia del futuro, ossia con quella parte di città rivisitata dall’architetto più pop di tutti i tempi Santiago Calatrava. Ci troviamo a qualche chilometro dal centro, praticamente in aperta campagna, dove nel bel mezzo sorge il bianco e ondulato complesso della nuovissima stazione dell’alta velocità Mediopadana. Design futuristico è il leitmotiv della struttura che, insieme alle Vele, ossia i tre ponti sempre a firma di Calatrava presenti lungo l’autostrada A1, rappresenta la nuova e prestigiosa porta d’accesso alla città. Purtroppo i ponti sono visibili solo parzialmente se si arriva col treno, l’emozione più grande è attraversarli (cosa che si può fare ovviamente solo in macchina).
Dalla stazione dell’alta velocità al centro si può prendere l’autobus (biglietto 1,20 €, 20 minuti circa, frequenza ogni 15/20 minuti circa durante il giorno) oppure un taxi (tariffa fissa 10 €).

Il primo murales d’Italia

Arrivati in centro dirigiamoci subito in una traversa di via Roma, lo stretto vicolo Venezia. Al numero 13, poco prima dell’ingresso del parco, si nota una scritta sbiadita sul muro: “Il Popolo Giusto vuole la neve“. Si pensa sia stata realizzata intorno agli anni ’40 e le vengono attribuiti un paio di significati.
Questa zona della città è quella dove un tempo viveva il cosiddetto Popol Giost, ossia la parte povera della popolazione che tirava a campare con espedienti e lavoretti, tra cui spalare neve: uno dei due significati della scritta è proprio legato al fatto che il Popolo Giusto aspettasse la neve per poter lavorare un po’ e, quindi, guadagnare qualche soldino. L’altro significato della scritta è invece più politico: si pensa sia una sorta di messaggio in codice dove per neve si intende la fine del regime fascista.

Due passi al parco, tra asili e alberi secolari
Reggio Emilia è famosa in tutto il mondo (nota bene: mondo!) per il suo approccio educativo particolare e all’avanguardia. Grazie al pedagogista Loris Malaguzzi si è sviluppato il cosiddetto Reggio Emilia Approach, una filosofia educativa che assegna al bambino un ruolo centrale e la cui creatività va fatta uscire e valorizzata. Un ruolo molto importante in questo lo riveste l’ambiente circostante che diventa esso stesso uno strumento pedagogico: questo avviene nella prossima tappa del nostro itinerario, ossia la bellissima scuola per l’infanzia Diana, ospitata all’interno del Parco del Popolo. Il parco, che rappresenta l’area verde più grande della città, occupa lo spazio dove un tempo sorgeva la Cittadella dei Gonzaga. Al suo interno, si notano dei cedri del Libano che raggiungono i 15 metri di altezza.

Piazza della Vittoria e Piazza dei Martiri del 7 luglio
Usciti dal parco dirigiamoci verso piazza della Vittoria, dove è lo scenografico Teatro Municipale (o Teatro Valli) a rubare la scena a tutto il resto, ma solo quando l’antistante fontana, con zampilli che escono dal terreno e luci colorate la sera, non è accesa (la fontana geograficamente è inclusa in Piazza Martiri). L’esterno dell’edificio è rosa, in stile neoclassico. Si dice che anche l’interno sia molto bello, ma purtroppo non sono riuscita a entrare. La contigua Piazza Martiri del 7 Luglio, già Piazza Cavour, è stata ribattezzata in questo modo in seguito a un brutto fatto di sangue avvenuto proprio qui il 7 luglio 1960: cinque operai reggiani furono uccisi dalle forze dell’ordine nel corso di una manifestazione sindacale. In memoria delle vittime, durante la riqualificazione della zona avvenuta nel 2010, sono state poste delle targhe nei punti in cui gli operai furono uccisi e piantati 5 platani in loro ricordo.

La Ghiara e i suoi chiostri

Prima di entrare nel vivo della città vi faccio fare una piccola deviazione per visitare un vero e proprio gioiellino: il Tempio della Beata Vergine della Ghiara. Si tratta di uno dei principali edifici religiosi della città, che venne eretto in seguito ad un miracolo avvenuto nella zona il 29 aprile 1596: un giovane sordomuto, stava pregando davanti a un’immagine della Madonna dipinta dal Bertone, oggi custodita all’interno della chiesa (seconda cappella a destra), e ad un tratto ottenne miracolosamente parola ed udito. L’interno (che sfortunatamente non si può fotografare) è sorprendente: il critico Zeri, quindi non uno qualsiasi, lo ha definito come “il più importante monumento del manierismo italiano“. E se lo ha detto lui, noi ce ne stiamo zitti senza obiettare.
La chiesa è visitabile indicativamente tutti i giorni dalle 7:30 alle 12 e dalle 16:30 alle 18:00, ma informatevi meglio sugli orari prima di andare.
Assolutamente degni di nota sono anche i tranquilli chiostri della basilica: quello maggiore ospita oggi un moderno ostello della gioventù e nel bel cortile esterno in estate si può anche mangiare (e i prezzi del ristorante non son per nulla eccessivi).

In biblioteca a testa in sù

La prossima tappa prevede un’incursione nella Biblioteca Panizzi in via Farini 3 dove, in una delle tante sale, il soffitto riserva una bella e coloratissima sorpresa. Entrando nella sala di lettura Sol Lewitt (vabbé vi ho già svelato tutto o.O) e alzando lo sguardo vi accorgerete che sulla volta c’è una macchia colorata non particolarmente uniforme: si tratta dell’opera Wall Drawing #1126 Whirls and Twirls 1 (letteralmente vortici e mulinelli) dell’artista statunitense Sol LeWitt. L’opera è un intreccio di spirali e colori in movimento, una vera e propria festa cromatica per gli occhi. Non perdetela!
La biblioteca Panizzi è aperta tutti i giorni dalle 9 alle 20 tranne la domenica che è aperta solo dalle 10 alle 13.

Piazza Grande e le sue attrazioni

La sontuosa Piazza Prampolini è conosciuta anche come Piazza Grande. Lucio Dalla non c’entra niente, la sua è un’altra Piazza Grande: questo nickname le è stato dato semplicemente perché, in rapporto alla vicina piazza San Prospero è… più grande 🙂
Ai quattro lati della piazza si ergono alcune delle attrazioni principali della città.

Il Duomo, tanto per cominciare. Dedicato a Santa Maria Assunta ha una facciata imponente e molto curiosa: visibilmente incompiuta e quindi “spaccata” in due parti, è sovrastata da una torre ottogonale che contiene una grande statua in bronzo dorato del Cinquecento rappresentante la Madonna in trono col Bambino e i committenti. La chiesa al suo interno custodisce diverse opere, ma l’elemento più interessante è senza dubbio la cripta, risalente al XII o XIII secolo.
Praticamente contiguo alla Cattedrale è il Battistero, un edificio non particolarmente appariscente, ma che custodisce nella colonna esterna di sinistra il “braccio reggiano” e la “pertica”, ossia le misure campione utilizzate da chi acquistava stoffe al mercato e voleva accertarsi di non essere stato fregato.

In un lato corto di Piazza Prampolini si trova il Palazzo del Monte di Pietà, riconoscibile dalla torre campanaria che lo sovrasta. Davanti all’edificio si trova la statua di un aitante giovanotto con un’anfora in mano: si tratta del Crostolo, il torrente che un tempo passava per Reggio Emilia ma il cui corso è stato deviato con gli anni. La statua arriva dalla Villa Ducale di Rivalta, dove un tempo, insieme alle statue dei fiumi Secchia e Panaro, faceva parte del complesso ornamentale della villa.


Dirimpettaio del Palazzo del Monte di Pietà nell’altro lato corto della piazza è il Palazzo Municipale nel cui complesso si trova la Sala del Tricolore, ossia il luogo dove, il 7 gennaio 1797, nacque la bandiera d’Italia. Un pezzo non trascurabile della nostra storia, insomma. Nei due piani superiori alla sala si sviluppa il piccolo ma interessante Museo del Tricolore, dove sono raccontate tutte le vicissitudini del nostro tricolore per documentare il contesto storico e politico in cui si colloca la sua nascita. Sala e Museo sono a ingresso libero e visitabili tutte le mattine tranne il lunedì, di pomeriggio sono aperti solo nei weekend, mentre in estate vige un orario serale (vi consiglio di dare un’occhiata agli orari precisi qui). Dal momento che la Sala del Tricolore è anche il luogo in cui si svolgono i matrimoni civili, date un colpo di telefono allo 0522.456805 prima per sapere se è già occupata oppure liberamente visitabile.

Ultima cosa che vi segnalo in Piazza Grande è la Torre del Bordello, nell’angolo tra il lato del Municipio e quello del Duomo, per intenderci. Si tratta di una torre civica costruita nel 1489 destinata, tra le altre cose, ad archivio comunale. Fate pure i malpensanti circa il nome perché ne avete ben donde: l’appellativo Bordello gli è stato affibbiato per la vicinanza a un edificio che, in epoche passate, fungeva da casa di piacere.
Ci sono poi altri edifici degni di nota nella piazza, io mi son limitata ad accennarvi qualcosa dei più importanti.

…e poi Piazza Piccola!

Terminata la visita di Piazza Grande, trasferiamoci in Piazza Piccola (Piasa Cica in dialetto), attraverso vicolo Broletto, un grazioso percorso porticato dove si trovano bar, negozi e bancarelle. La nota macabra è che questa era l’antica area cimiteriale del Duomo, quindi con tutta probabilità state camminando sopra le tombe di qualcuno. Arriviamo quindi in Piazza San Prospero, dove si erge la bella basilica dedicata al santo patrono della città, Prospero per l’appunto. La chiesa si caratterizza da una bella facciata sorvegliata da sei leoni in marmo rosso di Verona che in origine avrebbero dovuto sorreggere altrettante colonne che dovevano completare i portici davanti alle porte d’ingresso, ma alla fine, come è facilmente desumibile, non se n’è fatto niente. In netto contrasto con lo stile della facciata è la torre campanaria a pianta ottagonale.

Verso Piazza Fontanesi… parcheggiando prima l’asino
Dirigiamoci adesso verso Piazza Fontanesi, passando per via San Carlo dove, tra una casa e l’altra, si trova la piccola e graziosissima Chiesa dei Santi Carlo e Agata: quasi che si fa fatica a riconoscerla, se non altro per il fatto che il portone è spesso aperto dato che, essendo oggi sconsacrata, ospita spesso piccole mostre e concerti.
Defilata dal centro è l’affascinante Piazza Fontanesi, tutta decorata da alberi di tiglio e contorniata da negozi e soprattutto da tanti locali che vivacizzano l’atmosfera con i tavoli all’aperto. Qui ogni sabato mattina si svolge il vivace Mercato del Contadino, un mercato sui cui banchi stazionano solo prodotti locali.


A due passi dalla piazza di trova via Monte Cusna, una via molto tranquilla che un tempo rispondeva al nome di via delle Asiniere perché aveva una funzione alquanto curiosa: qui nel Medioevo venivano letteralmente parcheggiati gli asini di chi arrivava dai monti e si recava in città a fare commissioni. Indicativamente a metà della vià c’è una testimonianza di questi tempi passati: un anello che serviva appunto per legare gli asini.

Terminando la via, svoltando a sinistra e camminando un pochetto in viale Montegrappa, ad un certo punto è visibile l’unico brandello di mura cittadine, attigue a una abitazione privata. Curiosità: se non fosse stata costruita questa casa, che incorpora in sé le mura, probabilmente sarebbero andate demolite.

I burattini di Otello Sarzi

Nella vicina via Guazzatoio ci sta una super chicca della città: la Casa dei Burattini di Otello Sarzi, un piccolo ma interessantissimo spazio dedicato a un’arte che in pochi purtroppo praticano ancora ma che ha un qualcosa di magico. Il piccolo museo offre una panoramica sulla vita di Otello Sarzi e dei suoi tanti burattini, vere e proprie opere d’arte che in alcune occasioni, si possono anche vedere in azione nel piccolo teatro allestito in una delle sale. L’ingresso è gratuito, ma se potete lasciate un’offerta. Nel periodo invernale gli orari di apertura sono il sabato e la domenica dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 19. Nel periodo estivo invece il museo apre solo su prenotazione. Il numero da chiamare è 339.4325998. Più informazioni sul sito ufficiale.

Finire… dall’inizio

E per finire spostiamoci sulla via Emilia, all’altezza dove incrocia via Roma. Qui per terra c’è una targa: sta a rappresentare quello che un tempo era l’incrocio tra il Cardo e il Decumano, e che è stato identificato come il centro fisico di Reggio Emilia, il punto da cui è stata disegnata la città. Quindi è qui che tutto ha avuto inizio 🙂

Reggio Emilia a tavola

Come promesso, anche qualche piccolo cenno gastronomico. Non mi dilungo perché a Reggio ci sono talmente tante cose buone da mangiare che dovrei stare a scrivere per una settimana intera. Mi limito a darvi qualche dritta: assaggiate l’erbazzone, una torta salata con bietole, pancetta e ovviamente parmigiano reggiano; i cappelletti, preferibilmente in brodo; lo gnocco fritto in abbinamento ai salumi e annaffiate il tutto con un bel bicchiere di lambrusco. Così facendo, andate sul sicuro 🙂
Per quanto riguarda il dove, vi lascio due indirizzi: la Salumeria San Prospero in Piazza Fontanesi, location ideale per gustare un tagliere in accompagnamento a un bicchiere di vino in una delle piazze più belle della città e Tabarin in Galleria, un’osteria popolare che offre piatti della tradizione a prezzi onesti in un contesto molto elegante: se non fa freddo si mangia fuori sotto l’elegante galleria, solo per questo ne vale la pena.

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Leggi i commenti (9)

  • Per visitare questa regione fantastica senza rinunciare a un po' di sano relax è possibile soggiornare nella Locanda Le Due Querce: c'è piscina e campo da tennis/calcio, si mangia davvero bene e gli appartamenti sono spaziosi!

  • Di passaggio a Reggio Emilia, ho seguito la tua mini guida... utilissima Grazie per i tips ☀️☀️☀️

    • Mi fa molto piacere :-)
      Reggio Emilia è una città davvero gradevolissima!

    • Grazie Francesca!
      Spero di tornarci presto anche io: Reggio Emilia è una città piccolina ma interessante nonché molto goduriosa da un punto di vista gastronomico!
      Fammi poi sapere com'è andata e cosa ti è piaciuto di più!
      Silvia

  • Grazie seguendo i tuoi suggerimenti sono riuscita a vedere tantissime cose di questa bella città Piccolina ma interessante

    • Ciao Elisa,
      sono molto felice che ti sia piaciuta la città e che il mio articolo ti sia stato utile! :)
      Buona serata,
      Silvia

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